Basterebbe volersi avvicinare con un minimo di curiosità a questo nuovo gruppo – proveniente dal sempre più prolifico mondo delle etichette italiane indipendenti (trattasi della Seahorse) – per intuire sin dal nome stesso della band, la volontà di stendere, sul proprio progetto artistico, una sorta di velo misterioso. Non so a chi corrispondano precisamente i pronomi “Me” e “The other”, ma la congiunzione che segue lascia infatti intendere che si tratti di un trio, che risulta effettivamente composto da Lorenzo (mente musicale e autore dei pezzi) Paolo e Chiara (le due splendide voci).
Anche il titolo dell’album da loro scelto necessità un approccio non superficiale e il desiderio di capire se esista o meno un filo conduttore fra i vari brani, tutti in lingua inglese e creati con affascinanti soundscapes elettronici, melodie sognanti ed una sorta di dialogo continuo fra i due succitati cantanti. Per capirlo è necessario addentrarsi nei testi che, al contrario, sono piuttosto dark e tutt’altro che angelici. E così si scopre che le canzoni finiscono per comporre una sorta di puzzle sulla reciproca ricerca, fra un uomo e una donna, il cui destino purtroppo non li farà mai incontrare.
Il tema centrale dunque è che l’essere umano purtroppo sembra del tutto alienato, avendo perso la capacità di relazionarsi con l’altro con amore e questo gli impedisce di creare rapporti, pur desiderandolo intimamente. Una sorta di concept album dunque che analizza questo tema in tutte le sue sfaccettature.
Questa contraddizione insanabile, che è innanzitutto intima e spirituale, fra i due protagonisti trova il suo apice in She’s got no name che, di fatto, apre il disco (dopo un’intro strumentale). “Lei non ha un nome, lui ha il cervello e loro non hanno nulla. Lei non ha mani, lui non possiede terre…..”….e così via…”Lei non ha fede lui non ha tatto…e loro non hanno un cazzo di sogno”…..gli inequivocabili versi.
Per quanto detto sin ora, non vorrei entrare nel dettaglio dei singoli brani, che vale la pena ascoltare creando, possibilmente, la giusta atmosfera. Tuttavia vorrei segnalare alcuni episodi che si distinguono in particolar modo: Young lady, Keep walking e Hide dal ritmo leggermente più deciso.
Chiudo segnalando solo che musicalmente, al primo ascolto, questo interessante disco mi ha ricordato molto i Morcheeba, forse per lo stesso modo di “sporcare” i loro suoni sintetici con rumori ed elementi anche acustici, a volte dissonanti, ma anche per la languida voce di Chiara che rimanda esteticamente a quella di Skye. Bel disco davvero.
Me, The Other and. – 404 Human Not Found
Bel disco davvero