Mi presento, sono l’autrice di questo collage e per oggi ho scelto il nome Sofonisba. Mi piace da sempre cambiare nome e presentarmi con nomi di fantasia e finalmente ho trovato un contesto dove questo è accettato.
Infatti, ho accolto con onore l’invito della rivista Quatsch, perché da sempre mi occupo di “nonsense”.
Spiego meglio.
Di sovente mi sono trovata a fare o a dire cose, anche per errore o non volutamente, che sembravano non avere alcun senso logico, salvo poi, successivamente, rendermi conto, che avevano un senso ben più ampio di quello che inizialmente ero in grado di comprendere o non comprendere affatto.
Così questo collage, che è il particolare di uno più grande che composi più di un anno fa, oggi mi parla in modo attuale e su scala più ampia di quanto non facesse quando scelsi le immagini.
Infatti noto forse per la prima volta la netta contrapposizione tra la scelta di immagini di donne adulte, nude, in fila indiana, divise tra donne di colore e non, stereotipate, simili ad automi e la bambina, da sola, con il vestitino rosso che fa saltare uno squalo dentro al cerchio che lei tiene tra le mani.
Questo collage oggi mi parla di due aspetti umani contrapposti e molto attuali: uno stereotipato, ossessivo, ripetitivo, dove tutto è bianco o nero, si fa o non si fa, giusto o sbagliato, sanitario o non sanitario, vax o no vax, mask o no mask, vero o finto, nascita o morte, luce o ombra, separazione.
L’altro, archetipico, libero, colorato, infantile, coraggioso, creativo e capace di vedere, creare prodigi e meraviglie.
Naturalmente la mia domanda è: voi cosa vedete?
In copertina Opera di Sofonisba ante pandemia. Dicembre 2019.