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Onora il padre e la madre

Ci piacerebbe quindi che gli studiosi, i conduttori e gli ospiti delle trasmissioni televisive piuttosto che indugiare sui particolari macabri, approfondissero maggiormente i temi legati ai cambiamenti sociali negativi e come questi abbiano colpito il cuore della società stessa

Mentre sui quotidiani e nelle trasmissioni televisive che riguardano i casi di cronaca si parla sempre più frequentemente di femminicidio, poco ancora si sente parlare di genitoricidio, quel terribile fenomeno in crescita che negli ultimi mesi ha sconcertato l’opinione pubblica italiana.
Questo termine, con il quale si indica l’omicidio dei genitori da parte dei figli, può essere a sua volta tristemente suddiviso in parricidio e matricidio.
In Italia, il primo caso eclatante (sia per il movente economico che per essere uno dei genitoricidi più premeditati della criminologia recente), è stato quello Pietro Maso, avvenuto nel novembre del 1990.
Undici anni dopo, è stata la volta di Erika Nardo che con la complicità del fidanzato Omar, commette matricidio e fratricidio perché il padre al momento del crimine era fortunatamente assente.
Ma negli ultimi mesi i casi di genitoricidio hanno subito un forte incremento. È di pochi giorni fa la notizia del ritrovamento del corpo di Peter Neumair ucciso il 4 gennaio insieme a Laura Perselli dal figlio Benno.
Il 12 aprile, William Leo uccide la madre, Manuela Fiorucci, con una fiocina e poi si spara in un occhio. Muore a 25 anni in ospedale dopo undici giorni di agonia.
Il 23 aprile, Elena Gioia fa uccidere a coltellate suo padre Aldo dal fidanzato complice. Il piano, apparentemente senza un movente (il fratello della vittima chiarisce che alla ragazza non era proibito vedere il fidanzato e che la relazione non era particolarmente osteggiata) è quello di sterminare tutta la famiglia, ma le grida della madre mettono in fuga l’assassino.
Il 24 aprile, un giovane scrittore di 33 anni, Marco Eletti, uccide a martellate suo padre e tenta di uccidere la madre tagliandole i polsi, poi sistemandole il coltello in mano per far ricadere la colpa su di lei. Ed ora il suo ultimo e-book va a ruba.
Figli che uccidono i genitori

Il Professor Francesco Bruno ha diviso i figli che uccidono i genitori in tre tipologie:
– I malati di mente, schizofrenici che di solito uccidono solo la madre e che in alcuni casi uniscono alla madre anche il padre
– I rivendicatori nei confronti dell’aggressività paterna
– I liberatori che nel tentativo di liberarsi del controllo familiare tentano una via di emancipazione che si traduce nello sterminio della famiglia.

Elisa Leante, psichiatra, autrice di I genitori in quanto vittime dei figli, analizza 50 casi di cronaca finiti sulle testate dei giornali (anche quelli on line) dal 1996 al 2007 ed estende a cinque le tipologie:
– Coloro che sono spinti da interessi economici
– I vendicatori, spinti da odio e avversione verso la vittima
– I malati mentali
– I tossicodipendenti, o coloro che abitualmente abusano di sostanze stupefacenti
– Coloro che sono spinti da frequenti litigi e contrasti con i genitori

Gli autori dei delitti sono principalmente maschi, con un’età media di 30 anni, mentre le donne hanno un’età media di 23 e, in diversi casi, si sono fatte aiutare da un fidanzato (forse a causa di una minore forza fisica necessaria al delitto). Le vittime sono principalmente le madri, poi i padri e occasionalmente altri membri della famiglia (fratello, nonna).
Le armi scelte sono soprattutto quelle da taglio, ma c’è una stretta relazione tra l’arma usata e il sesso sia dell’aggressore che della vittima (un figlio per infliggere un colpo mortale a un padre ha bisogno di un oggetto più letale di quello che occorrerebbe per colpire la madre, più debole fisicamente). Quasi tutti erano conviventi e quasi la metà degli assassini sono figli unici.
L’autrice segnala anche che gli studi ed i programmi televisivi che trattano di violenze familiari si soffermano principalmente sui maltrattamenti di figli e mogli, trascurando invece gli episodi di violenza da parte dei figli a danno dei genitori (principalmente della madre e soprattutto quando è vedova o single) e che tali casi arrivano alle cronache solamente quando si tratta di omicidi eclatanti e cruenti, e non quando i reati sono costituiti da minacce, lesioni e tentati omicidi, perché sono meno attraenti e scuotono meno l’opinione pubblica, ma in realtà sono altrettanto allarmanti, specialmente nell’ottica della prevenzione dei genitoricidi.
L’altro aspetto segnalato, per il quale si studia poco il fenomeno del genitoricidio, è di tipo culturale, perché questa forma di violenza infrange il mito della famiglia basata sull’amore indiscusso dei figli verso i genitori e perché i genitori stessi nascondono o addirittura negano gli atti di violenza per proteggere i figli dalle conseguenze negative di una denuncia o per mantenere l’apparente normalità della famiglia.

Il dott. Michele Piccolin, psicologo forense, fa notare che negli ultimi anni sono avvenuti cambiamenti tali da allungare notevolmente il periodo di accudimento dei figli sino all’età adulta, principalmente a causa di una sempre maggiore precarietà del lavoro che spinge ad una convivenza forzata con una famiglia che non si è scelta, prolungando nel tempo le occasioni di scontro e una condivisione degli spazi le cui intrusioni possono causare reazioni di aggressività.
Il dott. Piccolin, evidenzia inoltre che solo un terzo dei casi di genitoricidio è legato alla preesistenza di una patologia psichiatrica e che il grado di premeditazione e di organizzazione dell’omicidio è un valido indicatore della lucidità mentale di chi lo ha commesso.
Ci piacerebbe quindi che gli studiosi, i conduttori e gli ospiti delle trasmissioni televisive piuttosto che indugiare sui particolari macabri, approfondissero maggiormente i temi legati ai cambiamenti sociali negativi e come questi abbiano colpito il cuore, anzi, la cellula madre della società stessa, cioè la famiglia. Da sempre vissuta come luogo protetto degli affetti e dell’empatia, ora sempre più spesso luogo di conflitto, che, anche a causa dell’anestesia dei sentimenti tipica degli adolescenti e dei giovani di questo millennio, può facilmente deflagrare nell’omicidio.

Copertina di eineBerlinerin

About the author

L'Eremita Osservatore

Mi definisco Eremita osservatore per l'ammirazione per Leopardi e la sua straordinaria lucidità. Eremita perchè già prima della pandemia ho inaugurato una fase molto ritirata della mia esistenza, osservatore perché guardando gli altri esseri (dis)umani non mi riconosco più nei loro gusti, comportamenti e divertimenti e li considero al pari di una specie diversa dalla mia, con la stessa curiosità e attenzione di un entomologo.

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