Interviste

Skasso, Intervista

Scritto da Annalisa Nicastro

“Il Paese Degli Orrori” è per noi una profonda analisi tragi-comica socio politico culturale sul nostro paese. In una società priva di tutto parliamo di accoglienza, di speranza e di lotta

Il 23 marzo è uscito “Il Paese degli Orrori”, è il vostro disco della svolta?
Salve a tutte e tutti,siamo lieti di presentarvi il nostro nuovo album “Il Paese Degli Orrori”. Questo disco, per noi il quarto, è parte di un percorso importante svolto in tutti questi anni. Un percorso di ricerca e contaminazione musicale, di analisi e di scrittura.
E’ il disco della svolta?… Dipende da cosa si intende per svolta! Crediamo molto nel potenziale di questo album e ci aspettiamo grandi cose.

Che temi affrontate in questo album?
“Il Paese Degli Orrori” è per noi una profonda analisi tragi-comica socio politico culturale sul nostro paese. E’ il nostro modo di guardare gli orrori che ci circondano. In una società priva di tutto parliamo di accoglienza, di speranza e di lotta.
Crediamo nel potere delle favole e delle storie che ci tramandiamo nel tempo, così, abbiamo pensato di raccontare ciò che stavamo vivendo, il nostro preciso contesto storico, attraverso alcune di quelle fiabe e racconti a cui eravamo più legati.
Ne esce così un concept album, un racconto su ciò che siamo, uno straordinario viaggio attraverso la nostra attuale società.
Ci siamo divertiti a trasformare Pollinico, scritta da Luca Catino, in una figura attuale, un operaio senza futuro che lotta per i propri diritti, per la propria pensione e per il proprio futuro. 
Abbiamo preso Bagheera, la mitica pantera del Libro della Jungla, e l’abbiamo catapultata nella metropoli romana per raffigurare la forza e la pazienza che occorre per vivere nella caotica capitale.
Nelle Vie Dell’Obbedienza osserviamo un popolo passivo che non è più in grado di indignarsi dinanzi a niente, mentre in Peter pan si cela tutta la voglia di cambiamento di un’intera generazione e la sua volontà di non crescere mai.
Ne consegue una dirompente analisi su ciò che siamo e ciò che potremmo essere, un’intrinseca riflessione sulla nostra società e su come potrebbe sostanzialmente essere cambiata. Un introspettivo e ironico viaggio musicale.

L’album contiene la prima collaborazione internazionale del gruppo con Dennis Alcapone, uno degli ultimi padrini della Ska music in vita…
In Terra Bruciata, scritta da Matteo D’Alessio, troviamo la nostra prima collaborazione internazionale con Dennis Alcapone, uno degli ultimi padrini dello ska-reggae giamaicano.
E’ stata resa possibile grazie alla mitica Satta Records nostra comproduttrice e coeditrice del progetto assieme a Smilax publishing. Un’ esperienza strepitosa poter fondere il nostro suono reggae a quello Toaster old style di Dennis Alcapone,
ne esce un mix dirompente, dai bassi potenti, un sound coinvolgente arricchito dalla sua calda voce.
Un confronto che ha comportato una crescita enorme da parte di tutto il gruppo.
Siamo estasiati dal risultato finale per la potenza del testo e del Grove.

Parliamo dello Ska, a quali modelli tra i tanti che sono esistiti, vi rifate o vi ispirate?
Lo Ska è da sempre la nostra passione, il nostro grande amore. Una costante imprescindibile dal nostro modo di essere. Siamo cresciuti inevitabilmente attratti da quell’ inconfondibile sound in “levare” ascoltando i grandi del genere
come The Skatalites, , The Selecter, con cui abbiamo avuto il piacere suonare a Roma, The Specials, Madness, Roy Ellis, Dennis Alcapone, Ska-P, Clash, e molti altri.
Crediamo nel grandissimo potere della sperimentazione e contaminazione musicale per questo che ci siamo ispirati a tali artisti e al tempo stesso abbiamo cercato di creare una nostra identità, un nostro sound.
Così facendo abbiamo potuto percorrere strade che ci portassero a guardare anche oltre il nostro stile determinando così un nostro percorso, una nostra identità musicale.

Avete avuto il piacere e l’onore di condividere il palco con grandi artisti italiani e internazionali, c’è un’esperienza tra queste che vi è rimasta piu’ nel cuore e volete condividerla con noi?
Tra le tante esperienze che ci sono rimaste nel cuore, ne rammentiamo una in particolare, ovvero, quando abbiamo avuto il piacere di aprire il concerto a Roma ai The Skatalites, storico gruppo jamaicano. Esperienza unica per noi che ha rappresentato il momento di fusione e crescita generale della band.
Siamo stati alcuni giorni assieme al loro gruppo ed è stato strepitoso potersi rapportare e confrontare con quelli che, da sempre, ritenevamo padri incontrastati del genere.
Quando ti rapporti con un gruppo con più di quarant’anni di esperienza, puoi solo che imparare e crescere. E cosi è stato.
Momenti unici che porteremo tatuati sulla pelle che indubbiamente hanno influenzato in maniera decisiva il nostro ultimo album Il Paese Degli Orrori.

Siete una band di Roma, cosa vi ha dato in piu’ il dialetto romanesco?
Nonostante nel nostro genere ska reggae capitolino l’utilizzo della lingua romana sia molto usata e lo dimostra la lunga fila di gruppi storici locali, noi abbiamo sempre preferito evitare tale forma di espressione fatta eccezione per Bagheera, poiché parlava proprio delle condizioni della capitale e quindi era impossibile non scriverla in quella maniera. Riteniamo il nostro dialetto a volte rude a volte delicatissimo, dall’affascinante fonetica, ed è stato entusiasmante intraprendere questo percorso alla scoperta delle proprie radici.

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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