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ROCK STORY # 7: BALLAD OF DOROTHY PARKER (BY PRINCE)

Scritto da Marco Restelli

Sign of the times di Prince è uno dei dischi doppi più belli della storia e verosimilmente il capolavoro del genio di Minneapolis

Le nostre “Storie in musica” continuano e stavolta noi di SOund36 siamo andati a pescare un brano di oltre 30 anni fa che sembra avere tutti i requisiti per non sfigurare in questa nostra carrellata infinita di emozioni. Sign of the times di Prince è uno dei dischi doppi più belli della storia e verosimilmente il capolavoro del genio di Minneapolis, insieme a Purple rain. Rispetto a quest’ultimo però presenta un’abbondanza di stili incredibilmente ricca e Ballad of Dorothy Parker ne è un esempio lampante. Pop, soul e venature funky si mischiano in una miscela incredibile fungendo da soundtrack a una storia surreale ed ironica che, in qualche modo, tenterò di sviscerare.
Il protagonista del racconto incontra una cameriera in un locale, bella alta e coi capelli biondi e lunghi, che fa il turno di notte. Essendo appena uscito da una stanza in cui discuteva piuttosto animatamente con delle sue amanti, cerca qualcuno che non la tiri per le lunghe ma Dorothy è veloce e sembra proprio fare al caso suo…

Dorothy was a waitress on the promenade
She worked the night shift
Dishwater blonde, tall and fine
She got a lot of tips
Well, earlier I’d been talkin’ stuff
In a violent room
Fighting with lovers past
I needed someone with a quicker wit than mine
Dorothy was fast

Lui ordina, poi inizia una chiacchierata che dal professionale si fa subito molto più intima e, senza mezzi termini, più erotica. Faranno un bagno insieme ma lui terrà indosso i suoi pantaloni, perché frequenta già un’altra e lei lo elogia per questa scelta particolare che definisce “da vero uomo”.

Well, I ordered, “Yeah, let me get a fruit cocktail, I ain’t to hungry”
Dorothy laughed
She said “Sounds like a real man to me”
“You’re kinda cute, you want to take a bath?
(Do you want to, do you want to, bath)
Awh I said “Cool, but I’m leaving my pants on” (she say)
“‘Cause I’m kind of going with someone”
She said “Sounds like a real man to me”

La radio passa un pezzo di Joni Mitchel (per la cronaca trattasi di Help me del ’74, da Court & spark) che guarda caso è il brano preferito di lei. Poi squilla il telefono e lei le dice che chiunque sia dall’altra parte della cornetta certamente non potrà essere più carino di lui. Ma lui capisce che la storia è finita (probabilmente è il suo uomo a chiamarla).


“Mind if I turn on the radio?”
“Oh, my favorite song” she said
And it was Joni singing “Help me I think I’m falling”
Brrring the phone rang and she said
“Whoever’s calling can’t be as cute as you”
Right then I knew I was through
(Dorothy Parker was cool)

A questo punto lui deve andare via, si alza dalla vasca e i pantaloni gli cadono, ma lei farà finta di non vedere…

My pants where wet, they came off
But she didn’t see the movie
‘Cause she hadn’t read the book first
Instead she pretended she was blind

Il finale è grottesco e quasi senza senso. Lui lascia la stanza con l’umore nettamente migliorato e torna dalle donne con cui aveva litigato prima. Racconta a tutte la sua storia viste le insistenti richieste di spiegazione e decide di fare un’altra volta il bagno con i pantaloni addosso. Così ogni discussione si interrompe e lui decide che la prossima volta che l’ambiente si scalderà lo farà di nuovo, da subito. Questo è quello che gli ha insegnato la sua brevissima storia con Dorothy.


I felt much better so I went back 
To the violent room (tell us what you did)
Let me tell you what I did
I took another bubble bath with my pants on
All the fighting stopped
Next time I’ll do it sooner
This is the ballad of Dorothy Parker

Di storie vagamente erotiche e con riferimenti sessuali ancora più espliciti Prince ne aveva già scritti prima e nella sua ipertrofica discografia che seguirà ne scriverà di molte altre. Ma la Ballata di D.P. resterà forse uno delle canzoni più sottovalutate (non fu mai un singolo) del suo magnifico repertorio. Speriamo di averle reso il giusto omaggio a distanza di così tanti lustri, con questa nostra nuova Rock Story.

About the author

Marco Restelli

Originario di Latina, ma trapiantato ormai stabilmente a Bruxelles. Collaboro con diversi siti musicali. Collezionista di dischi dai primi anni '80, ascolto praticamente ogni tipo di musica, distinguendo solo quella che mi emoziona da tutto il resto.
In progetto: l'attività di promoter di eventi live di artisti emergenti nel Benelux. Sono orgogliosamente cattolico, ma ritengo che la tolleranza sia alla base delle relazioni umane. Se dovessi salvare un solo disco, fra i miei 3500, sceglierei "Older" di George Michael. La mia più grande passione, oltre alla musica: la mia famiglia e i miei tre bambini.

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