Interviste

Riccardo Onori, Intervista

In Sonoristan non c’è il bisogno di permesso di soggiorno,potete entrare tutti senza passaporto.

Ciao, Riccardo. Sei sulla scena dalla fine degli anni ’80. Come mai hai aspettato così tanto per dare alle stampe un tuo disco solista?
Questa domanda me la sono fatta anche io quando ho visto realizzarsi questo Album,quando vedevo gli altri strumentisti fare dischi a proprio nome, li ho sempre stimati ma non sarei mai stato capace di fare un disco dimostrativo. Non mi è mai piaciuta la musica autocelebrativa,mi è sempre piaciuto suonare,scrivere le canzoni insieme agli altri,per questo l’album che ho fatto è pieno di collaborazioni.

Sonoristan è un lavoro variegato, multi-etnico. Da dove arriva questa tua passione per le differenti culture del Mondo?
Fortunatamente nella mia carriera ho avuto la possibilità di conoscere tantissimi musicisti di nazionalità differenti,ognuno di queste persone mi hanno aiutato a crescere musicalmente e umanamente. Più che passione per le culture diverse,parlerei di forte curiosità,la passione rimane sempre per la musica,lei mi ha portato a fare tanti giri nel mondo.

Vuoi parlarci della genesi dell’album?
Sono partito con qualche brano che avevo scritto e che già suonavo nelle mie serate,poi mi sono deciso a registrare questi brani e ne ho aggiunti altri,pensando a quali artisti potevano aiutarmi a completare i brani. Sono rimasto molto contento e anche stupito del forte impegno che tutti gli artisti hanno messo in questo progetto. Sono anche molto contento del risultato che ho ottenuto,non è scontato visto che sono sempre stato molto autocritici nei miei confronti. Mentre vedevo arrivare tutti questi artisti di nazionalità diverse nelllo studio,mi è venuto in mente all’idea di inventare una nazione che riceve tutti questi personaggi,sono sempre stato convinto che le diversità culturali,se si riesce a farle convivere,sono la fonte di energia propulsiva di questo pianeta. Mi dispiace molto vedere invece che in questo periodo storico,si fa di tutto per alzare i muri.

All’interno di questo disco ci puoi trovare il Blues, la Cumbia e sonorità Afrobeat, conservando comunque un’ integrità di fondo ben marcata. Come hai saputo coniugare così sapientemente tutte queste influenze?
Direi che tutto è avvenuto in maniera molto spontanea,ogni artista ha portato se stesso,ha messo le proprie idee musicali,ci siamo confrontati parlando di quello che ascoltiamo,a me piace moltissimo parlare di musica . Alla fine io ho solo filtrato tutto questo,diciamo che ho pensato a come far convivere tutti questi esseri umani in un unica città.

Con te suonano in Sonoristan musicisti provenienti da tutti gli angoli della Terra. E’ stato semplice riuscire ad assemblare artisti di una risma così elevata e coinvolgerli nel tuo progetto?
Come dicevo prima,sono rimasto stupito dell’effetto delle persone che hanno partecipato,non è stato facile da un punto di vista organizzativo,Hindi Zahra è arrivata da Parigi,Ahmed ag Kaedi ha registrato la chitarra e la voce in uno studio a Bamako. Insomma,è stato un bel viaggio,ogni brano ha la sua storia,spero che l’ascoltatore possa percepire tutto questo.

 In “V.I.T.A.” c’è la voce di Mudimbi, secondo classificato a San Remo Giovani nella scorsa edizione. Come è avvenuta questa collaborazione?
Ho conosciu Mudimbi durante un concerto di Samuel,faceva l’apertura,mi è subito piaciuto molto il suo modo di fare spettacolo,mi sono piaciuti i suoi testi e la sua ironia cinica e mai banale. Mi sono ritrovato in lui,in quello che dice. Fortunatamente l’ho contattato prima che fosse preso a San Remo,altrimenti non l’avrei mai più beccato. È venuto in studio un giorno e ha messo questo testo incredibile che parla della vita,lo fa a suo modo,come se ti raccontasse una favola dolce,invece racconta di una vita difficile,complicata,ma proprio per questo va vissuta con intensità,gioia senza lasciarsi scappare niente.

Un saluto ai lettori di SOund36.
Saluto tutti i lettori con la speranza che sentono prima o poi il mio lavoro,spero che possa trasparire l’impegno,la felicità e la fatica che ho messo in questo lavoro. Il mio primo album che mi ha già dato la voglia di pensare al secondo. In Sonoristan non c’è il bisogno di permesso di soggiorno,potete entrare tutti senza passaporto. Vi aspetto.

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Giovanni Panebianco

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