L’edizione 2018 degli I Days si è appena conclusa con una serata di grandissima musica. Sul palco dell’Area Expo si sono alternati nell’ultimo giorno, 24 giugno, CRX, Wolf Alice, Offspring (in gran forma!) e, soprattutto, Queens of the stone Age.
La band sale sul palco intorno alle 21.45, con circa 15 minuti di ritardo, preannunciata da algide luci e dalla colonna sonora di Arancia Meccanica…una premessa gustosa e promettente. Senza frapporre indugi partono con tutta la potenza e la forza di cui sanno essere capaci: “Go with the flow”, tiratissima e travolgente.
Pubblico in delirio che balla, canta e accoglie, grato, un fiume sonico di devastante potenza, una cascata travolgente di note.
Il concerto prosegue, spaziando all’interno della più che ventennale produzione del gruppo, senza tregua con immutata potenza ed energia. Josh Homme, Troy Van Leeuwen, Michael Shuman, Jon Theodore e Dean Fertita esasperano gli strumenti fino a produrre un parossismo sonoro catartico.
Tre chitarre impetuose e trascinanti, basso e batteria martellanti. E ancora una volta il miracolo si compie, come per magia si annullano tutti i disagi legati a manifestazioni del genere: calca, zanzare, caldo, odori molesti, dolori fisici; esiste solo l’hic et nunc, la passione, l’energia, la musica che ti ha stravolto l’esistenza, la voglia di cambiare il mondo!
I Queens continuano indefessi a macinare note regalando alcuni classici come “No one Knows”, dilatata e con un assolo di batteria di vigore inaudito, “Make wit chu”, in cui il pubblico si sostituisce a Josh Homme che chiede di cantarla “to me” e le sincopatissime “Burn the witch” e “Little sister”. Ormai musicisti e pubblico hanno raggiunto una simbiosi osmotica, ma, ahimè, il concerto volge al termine. Per circa ottanta minuti la grande Musica ha annientato barriere e confini, ha azzerato sofferenze, angosce, preoccupazioni e affanni personali… in fondo sarà anche solo rock and roll, ma ci piace!
Articolo di Giovanna Musolino
Foto di Stefano Emilio Suraci