Omid Jazi è musicista, polistrumentista, produttore e fondatore di una piccola etichetta, Hot Studio.
Come è nata l’idea di creare una nuova etichetta?
Un po’ per gioco e un po’ per necessità, è un’idea nata da sè. Non ho mai pensato di registrare altri gruppi nel mio studio e sono stato piacevolmente sorpreso, dopo aver registrato Onde Alfa, dal fatto che arrivassero proposte per registrare o per avere il marchio della piccola etichetta per pubblicare nuovi gruppi. Sono passati un discreto numero di emergenti, alcuni hanno registrato un ep, altri un disco intero, considerando poi che la struttura ricordi uno squat, che evoca un ambiente punk e caratteristico.
La band The Ashman ha inaugurato la produzione dell’Hot Studio. E ne hai tante altre all’attivo. Come incontri e selezioni i tuoi gruppi?
E’ semplice, un gruppo mi contatta e poi, se ci si trova bene, si concorda come e cosa si potrebbe fare insieme. Hot Studio è un punto di incontro in fase embrionale, non ci sono grandi pretese, oltre a quella di poter dare qualcosa in più ai piccoli artisti emergenti che vogliono avere un po’ di visibilità, i gruppi trovano poi attenzione sui loro lavori, altre etichette o addetti al settore si muovono per promuovere i progetti, come è successo a Johnny Fishborn che ha trovato subito l’appoggio di Waves for the Masses Records, che sta portando avanti egregiamente il suo lavoro a livello internazionale, questo per me è bellissimo. Ma rimango con i piedi per terra, l’attività ora per me rappresenta qualcosa di positivo in cui domina l’amore e la tranquillità.
The Ashman è stata la prima band con produzione, non è stato facile, sono arrivati con molti strumenti acustici, mi sono divertito nel fare le take di chitarra elettrica di Alessio, creando un suond ruvido e morbido allo stesso tempo, sono soddisfatto di come sia uscito il primo lavoro. Poi è stato il turno dei Linfa che hanno fatto un ottimo lavoro e dei Fakir Thongs, questi ultimi sono riusciti a fare tanti concerti grazie all’apprezzamento che ha ricevuto il loro Ep, ora sono un gruppo che lavora bene e forti dei consensi ricevuti stanno per registrare il loro primo disco. Vorrei ricordare anche i Lumina Solis, una band giovanissima con grandi possibilità, Dylan, il loro cantante, ha anche un progetto solista chiamato The Delay In The Universal Loop, che verrà curato da Factum Est Record, nuova costola della Jestrai. Queste sono sonorità nuove per l’Italia, sono contento di vedere questo fermento culturale.
Per quanto riguarda Johnny Fishborn invece, è stato fatto un lavoro differente, qui ho registrato tutti gli strumenti dopo che Johnny ebbe registrato le sue tracce di voce e chitarra acustica sempre nel mio piccolo studio, tra di noi è nata una bella intesa, infatti subito dopo che mi fece ascoltare alcuni provini accettai di produrre il suo disco e di suonarlo, è stato così bello e divertente che ho voluto condividere il momento con un mio caro amico, Nicolas Demon, infatti alcune tastiere sono state suonate da lui. Il disco Windmill Girl di Johnny Fishborn uscirà a breve, ma il mese prima, sarà L’Ordine Naturale Delle Cose a farsi conoscere con un Ep, registrato, missato e masterizzato presso l’Hot Studio. Con questa band c’è stato un lavoro piuttosto lungo e insieme siamo riusciti ad ottenere un sound ampio, su cui posare chitarre elettriche riverberate e distorte, poi anche una viola.
L’Hot Studio ricerca un genere musicale particolare? O è aperto a tutti i sound?
Mi piace l’idea di non prendere troppo sul serio questa cosa, ma comunque ci tengo perché dà soddisfazioni. Per ora non faccio selezione in base ai generi, anche se ne prediligo alcuni su altri, ma in base a quanto entusiasmo puro intravedo.
Per i piccoli gruppi o artisti suonare a volte può sembrare una eterna lotta, e crederci semplicemente non è facile come a dirsi. Quando un gruppo crede ci sia un valore positivo in questo e nonostante tutto, per me è già abbastanza, in questo caso si lavora volentieri. Hot Studio non pretende di essere una etichetta discografica, non fa selezione e non è fondata sull’esclusività, è un covo di loosers, è un punto di raccolta, dove si incontrano lavoratori con diverse competenze da cui nascono collaborazioni spontaneamente, ci sono varie persone che hanno iniziato a collaborare (videomakers, agenzie stampa ad esempio) e anche gli artisti che passano di qua stanno contribuendo a creare qualcosa, provare per credere. Non mi stupirei se mi chiedessero di andare a cucinare a casa di qualcuno mentre si esibisce una band.
Il tuo slogan è piccole produzioni musicali per sogni elettrici…
Il punto di forza è l’idea della produzione, che passa attraverso una visione sonora, il preludio di come una canzone dovrà materializzarsi, in una melodia, nel suono di uno strumento. Mi piace trovare il nocciolo, l’entità sonora, prima di registrare. Non ho grandi attrezzature per ora, è un gioco fatto con un approccio artigianale e sperimentale, sempre una sfida, e tutto ciò ha a che fare con l’elettricità.
Sei all’inizio della tua nuova avventura, come la definiresti ora?
Non so dove mi porterà, ma sento di avere ricevuto questo dono e non voglio accanirmi su di esso, lo lascio andare e vedremo cosa accadrà…
Annalisa Nicastro