Ve lo ricordate il Seattle Sound degli indimenticati ’80-’90? Sono sicura di si.
Così come sono sicura che molti di voi (probabilmente solo una banale posa) lo hanno relegato, insieme ai suoi cd, nell’angolo dei “rinnegati” della collezione musicale. Un vero peccato, se pensate che è la fonte di ispirazione principale per questo giovane trio di Taranto.
I Ninfea nascono esattamente nel 2001 e, dopo vari cambi di line up e un EP, un contratto li porta a questo primo full lenght, Ade. Un prodotto di tutto rispetto sotto ogni punto di vista: titolo, artwork e ovviamente (siamo qui per questo) musica. Cadenze lente ma anche aggressività e grinta sono le parole chiave che caratterizzano i 10 brani dell’album.
“…mangia quel che resta di me, divora…è la mia sindrome, con te…”
Man mano che i pezzi si susseguono nelle casse si nota l’abile tecnica del crescendo. Il disco risulta quasi diviso in due parti, una malinconica l’altra decisamente più ricca di influenze che vanno dal metal al punk rock di un tempo.
Come Marilyn è il primo brano (il pezzo del successo si può dire) e le premesse sembrano buone, ma è con Martire e Lebbra che il sound comincia a definirsi. È in quest’ultima che la voce esce fuori graffiante e grezza (Nirvana docet) e il basso di Gennaro Miceli si fa prepotente, la parte ritmica funziona alla grande.
Dopo lo splendido testo di Memorie Erranti ecco che parte Ombra, il pezzo della svolta, un filler perfetto, dai tratti marcatamente più heavy e trascinanti. I bei riff di chitarra giocano a rincorrersi con i capricci della batteria e del basso e sembra di ricevere una scossa elettrica, di quelle piacevoli, di quelle che che smuovono anima e, in questo caso, l’udito. Peccato che arrivi solo al settimo brano. Halloween non fa che confermare questa “svolta” stilistica. Alessio Ligorio è perfetto quando è “arrabbiato”, una voce con del carattere che precedentemente si era tenuta più o meno nascosta. Phantasma è la decima e ultima canzone e regge benissimo il ruolo di ending track.
Un vero talento nostrano che cavalca abilmente l’onda di un genere molto amato in patria e che si rifà a band come i connazionali bergamaschi Verdena e gli statunitensi Alice in Chains (specialmente per quella che ho precedentemente definito come “seconda parte” del disco). L’unico appunto che mi sento di fare a questo disco è sulla voce. Avrebbe meritato una registrazione più sporca, più “grungy” appunto, per meglio esaltare le ottime capacità del giovane cantante che porta, senza ombra di dubbio, le redini del gruppo.
Vivamente consigliato agli affamati di sensazioni.
Ninfea – Ade
Un vero talento nostrano che cavalca abilmente l’onda di un genere molto amato in patria e che si rifà a band come i connazionali bergamaschi Verdena e gli statunitensi Alice in Chains