I Mòn sono giovanissimi musicisti provenienti dalla città di Roma, amano sicuramente suonare usando apparecchiature del passato, si stanno cimentando con un approccio molto moderno che mira a integrare più stili espressivi diversi, anche lontani tra loro.
Zama, il loro folgorante disco di esordio, è un cd vario che ha proprio al suo interno l’inclinazione al mutamento, alla contaminazione, ogni singola canzone si lascia modellare dagli strumenti, dalle voci.
Il cd si apre con la canzone più forte, Lungs è infatti un riassunto di quello che poi si può trovare ascoltando tutte le altre 10 tracce, si inizia con suoni rarefatti, tra tastiere e poche corde pizzicate, entrano le voci di Rocco e Carlotta come a giocare con uno degli standard del momento, il minimal pop degli XX, ma 2 minuti più tardi ci si trova nel bel mezzo di una tempesta in pieno stile post-rock elettronico.
Con questo lavoro l’ascoltatore può ballare, Fluorescence è un’esplosione di ritmi e melodia, la pista si illumina a festa, la melanconia viene messa in un angolo per lasciare spazio ad accordi pieni ed energetici.
In Zama c’è ampio spazio per la melodia che viene moltiplicata in ogni canzone dal gioco complice dei due protagonisti Rocco e Carlotta , la chitarra di Michele Mariola ha sicuramente uno spazio centrale nel dare inizio ad ogni cambio di umore, per guidare l’ispirazione compositiva.
The Flock prima ed Indigo dopo, dimostrano come i Mòn sono alta espressione di un pop ricercato, raffinato, completo, perché no un prog minimale.
Zama è l’esordio più intrigante di una band italiana in questo 2017.
Qualche giorno fa hanno presentato il loro debut album al Monk di Roma, serata che ha confermato il successo pieno per la band romana.
Articolo di Claudio Donatelli
Foto: Bruno Pecchioli