Recensioni

Molly Malone Crying “Cockles and mussels, alive alive oh!”

Scritto da Giovanna Musolino

Qualche volta la pietà popolare è più forte del benpensante bigottismo e la pescivendola che si prostituisce diventa la delicata e sfortunata protagonista di una canzone conosciuta e cantata in tutto il mondo

Non tutte le statue sono collocate su di un piedistallo; non tutte le statue sono dedicate ai grandi personaggi della storia (soprattutto uomini!), che, dall’alto del loro basamento, sembrano scrutare e intimorire i comuni esseri mortali.
A Dublino, nella centrale Suffolk Street, attira lo sguardo di turisti e curiosi una scultura bronzea, a grandezza naturale, collocata sul piano stradale: è opera dell’artista Jeanne Rynhart e rappresenta una giovane e graziosissima donna con un carretto pieno di ceste, Molly Malone. La fanciulla è la protagonista di una celeberrima canzone tradizionale, talmente famosa da essere considerata l’inno ufficioso della capitale irlandese. Il brano si ispira alla figura leggendaria di una bella e povera ragazza, che vendeva frutti di mare trascinando il suo carretto Through streets broad and narrow,/
Crying, “Cockles and mussels, alive alive oh!”.
Era una pescivendola, proprio come i suoi genitori; la dolce Molly si ammala, nessuno riesce a salvarla e muore di febbre. Il suo fantasma si aggira ancora di notte per le vie dublinesi, trainando il carretto e Crying, “Cockles and mussels, alive, alive oh!”
Secondo la tradizione, cui la canzone non accenna minimamente, smessi gli abiti della pescivendola, Molly, di notte, si prostituiva, aggirandosi intorno al Trinity College. Le leggende non sono reali, ma insistono su uno strato di verità che la fantasia popolare esalta e amplifica. Così se anche Molly Malone non fosse mai esistita ci saranno state, e ci sono, innumerevoli ragazze che, spinte dalla miseria e dallo squallore di un’esistenza misera vendono il proprio corpo agli angoli delle strade tra l’ipocrisia, il disprezzo e l’indifferenza generale. Sono il paradigma di una società irrimediabilmente decaduta che si ostina a liquidare il problema con il fatto che si tratti del “mestiere più vecchio del mondo”, impossibile da sradicare.
Qualche volta, però, la pietà popolare è più forte del benpensante bigottismo e la pescivendola che si prostituisce diventa la delicata e sfortunata protagonista di una canzone conosciuta e cantata in tutto il mondo.
Le fattezze della sweet Molly Malone sono scolpite nel bronzo, ma la sua statua non necessita di un piedistallo.

Molly Malone, foto di copertina di Alessandro Suraci

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Giovanna Musolino

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