I Melvins non si sono mai sottratti dall’interpretare i pezzi che amano, e lo hanno sempre fatto con grande maestria.
Come nella memorabile “Goin’ Blind” dei Kiss, inclusa in “Houdini”, i rifacimenti non si discostano drasticamente dalle versioni original, ma vengono accolti e fatti propri dalla band.
“Everybody Loves Sausages” potrebbe, come ogni qualvolta si parli di cover album, essere vittima di pregiudizi e non nego che un po’ di disinteresse l’ho provato anch’io almeno inizialmente.
Quando però ho sentito “Station To Station” di David Bowie diventare un manifesto punk noise l’interesse è salito rapidamente, ed è per questo che se avete qualche dubbio dovreste, in quanto fans, concedere almeno un ascolto per ricredervi.
L’album si apre all’insegna dello sludge metal con “Warhead”, pezzo significativo della carriera dei Venom; essendo in assoluto la parte più pesante del disco, sembrano voler mettere in chiaro da subito come viene affrontato il discorso della reinterpetazione.
Con “You’re My Best Friend” dei Queen rimango spiazzato, la cover dal sapore vagamente comico, si discosta poco dalla versione originale se non per una minor cura dei suoni e il solito approccio poco educato (per usare un eufemismo) alla batteria di Dale Crover.
Sentire i Melvins interpretare un testo così smielato non può non strappare un sorriso.
Da qui il noise e il punk prendono il controllo del disco: “Set It On Fire” degli australiani The Scientist e “Attitude” dei Kinks sono solo alcuni dei pezzi in cui la componente hardcore della band, spesso solamente accennata nei lavori inediti, viene sfogata completamente.
Si ritorna a sorridere con “In Every Dreamhouse A Heartache” dei Roxy Music per via dell’accento inglese oltremodo marcato di Jello Biafra, storico collaboratore, che caricaturizza Bryan Ferry.
Il disco si chiude con “Heathen Earth” dei Throbbing Gristle, la band considerata pionera dell’industrial, un’esperienza di sintesi musicale in cui la band gioca con l’elettronica e consuma le ultime energie rimaste prima di congedarsi.
Ecco spiegato perchè “Everybody Loves Sausages” se la gioca diversamente dai vari Spaghetti Incident, perchè come si evince dal titolo qui ci si diverte e lo si fa senza aver paura di sembrare banali o ridicoli, avvalendosi di tanti validi guest.
Un capitolo sicuramente meno significativo, ma non per questo meno intenso di una band che non delude mai.
Emmanuele Gattuso