Primo Settembre 2014. Come ad aver riportato dal vecchio negozi di libri un manoscritto antico. Forse è una ristampa. Forse è solo un altra favola per ragazzi. Cucito a mano, prezioso nelle rifiniture, trasgressivo e “moderno” nella copertina. Inizio a leggere. Play.
Sembra come perdersi nei boschi, cercando il sentiero che riporta al castello, senza smarrirsi ma tenendo a mente lo scopo della spedizione: ritrovare se stessi in un viaggio eterno di omaggi e di fantasie, di popoli e di musica, inseguiti da un Dremong tibetano che forse non è poi così malvagio come volevano dire.
Matrimonio e divorzio, liti funeste e dolcissime allo stesso tempo, un paradosso comprensibilissimo, una recita fatta ad arte e sicuramente ben riuscita. Una chitarra classica incontra una chitarra elettrica, assieme danno il benservito ad un mantecato di strumenti etnici lontani tra loro di anni e di km, oppure si ritrovano in un incastro perfetto di sonorità italiane strizzando l’occhio appena appena ad un progressive puro nell’anima come negli intenti suoi storici di anni.
Non si può raccontarlo se non usando questo tipo di approccio il nuovo piccolo grande scrigno di preziosi sonori incisi a fuoco nella storia della discografia autorale italiana. Max Manfredi pubblica il suo nuovo disco intitolato “Dremong”, per chi non l’avesse capito.
Sono 13 i brani che si inseguono disegnando uno scenario che non potrai mai dire di averlo capito fino in fondo. Il disco si apre con un intro strumentale dando poi voce ad una title track dal sapore progressive medioevale, facendo seguire poi una danza vellutata di archi che lasciano improvvisamente spazio ad un tangheggiante incalzare di metriche testuali piuttosto che sonore. E così via scorrendo tutte le 14 tracce del disco, un interminabile sequenza di spunti su cui far correre la propria fantasia, ritrovandosi oppure evadendo dal normale che ci circonda, tra disegni e paesaggi, afferrando come si può e senza pretese il senso prima di ogni singola poesia. Perché è questo di cui si parla ed è questa la vera essenza a cui l’anima cantautorale di Max Manfredi ci ha sempre abituati. Poesia vestite di musica, forbite in un linguaggio curato nei suoni come nelle parole, negli incastri melodici del buon musicista come in quelli semantici dell’attento scrittore.
Di conferme ormai non ne abbiamo più bisogno, ma certamente di vizi e di virtù, di loncade e di amori, di viaggi fantastici inventati e di mitologie da portare a casa…di tutto questo non deve mai essere a digiuno il cuore e la mente e Max Manfredi lo sa perfettamente e me lo restituisce in ogni singolo ascolto. Quando poi, tutto questo incontra l’arte e il mestiere di musicisti che dal gusto realizzano suoni, nasce l’opera musicale che oggi ho tra le mani.
Ci piace sottolineare in ultimo come questo nuovo disco di Manfredi sia opera finanziata nella stampa da Musicraiser, il crowdfunding italiano grazie al quale sono nate tantissime iniziative e sono stati finanziati tantissimi progetti più o meno noti al grande pubblico.
Lo vedremo live. Attualmente “Dremong” sta girando l’Italia. Per tutti gli aggiornamenti vi rimando al sito www.maxmanfredi.com
Buon ascolto…e buon viaggio a tutti.