C’è in Massaroni Pianoforti, in particolare nel nuovo album “Maddi” (Maremmano Records ,distribuzione IRD International Records Distribution) una tensione urgente, un fervore, una spinta fusionale che remano violentemente contro il generale affratellamento verso il basso del cosiddetto mainstream.
A distanza di cinque anni dal precedente “Rolling pop”,(Cramps Records / Sony Music, sotto la direzione artistica di Davide Dileo alias Boosta dei Subsonica e di Andrea Massaroni) e ad un anno dal Bootleg auto-prodotto dal titolo “BASP – Live Session” (2023), Massaroni Pianoforti torna con la storia di una Maria Maddalena dei giorni nostri. Probabilmente l’idea era balenata a Gianluca Massaroni già ai tempi di “Ornella”, declinata però (a differenza di quanto avviene in “Maddi Eléna”- quasi un apocrifo necessario ) con una vena stralunata e per certi versi beffarda.
Massaroni Pianoforti ha incontrato, nel suo percorso, delle voci che ha riconosciuto e che, a loro volta, lo hanno riconosciuto, che ha introiettato e non respinto dialetticamente; delle fiamme che lo hanno sfiorato e hanno fatto deflagrare la sua personale fiamma.
Questo comporta inevitabilmente, da alcune parti, l’implicita “accusa” di fare “musica derivativa”, con l’implacabile corredo di paragoni snocciolati come grani di un rosario interminabile e “colpevole”, quasi fosse un casellario giudiziale tutt’altro che immacolato.
Un’ottica- questa- di contrapposizione/esclusione, che semplicisticamente enfatizza la dimensione antinomica di contemporaneità e tradizione, echi stilistici e supposta invenzione originale, assecondando- se portata alle estreme conseguenze- una visione annichilente dell’arte e della vita.
Gianluca Massaroni, nella sua refrattarietà all’incasellamento, sembra dirci, al contrario, che incontrare, per apparizione o per elezione, certe voci (in senso lato), stare dentro un determinato territorio della musica e aderire alla grandezza non significa sminuirsi ma generarne di nuova; che le influenze, i riverberi, le inflessioni, le suggestioni “altre” possono anche non essere stagnante citazionismo, stucchevoli degustazioni, ma spinte di uno slancio creativo mai pacificato.
Ecco che con l’ultimo lavoro, decadente e insurrezionale, Massaroni Pianoforti sembra consegnarci la sua voce più autentica e ricettiva. “Maddi”è sensibilità estenuata, disincanto e reincanto, presenza-assenza di una rappresentazione contemporanea mistica e profana, senza pretesa di perentorietà. E’ all’ascoltatore che Massaroni affida il verso finale di una buona novella randagia e straniante.
Il timbro vocale, sorprendentemente mutevole, sembra assecondare una narrazione profondamente umana, a tratti efferata; bagliori poetici e rigurgiti prosaici di un vivere perennemente sospeso tra grazia e abisso (“ma dietro al telo del dipinto/Il tratto incerto dell’insulto”.)
Massaroni Pianoforti, Maddi,
(Maremmano Records- IRD International Records Distribution)