Marco Notari è tornato con il suo terzo album Io? un disco autobiografico composto di dieci tracce, una miscela di sonorità rock e folk.
SOund36 ha raccolto per voi le impressioni dell’artista torinese.
Tante le band nate sulle sponde del Po. Mau Mau, Subsonica, Africa Unite, per citare solo alcune. Torino è una città prolifica di musicisti …
Sicuramente sì, credo che negli ultimi venti anni sia stata una delle città più prolifiche del nostro Paese dal punto di vista musicale e culturale. Mi permetto di aggiungere al tuo elenco i Perturbazione, visto che proprio il loro cantante Tommaso Cerasuolo si è occupato di disegnare la copertina e le illustrazioni dell’artwork del mio nuovo disco ed ha duettato con me nel primo singolo “Le stelle ci cambieranno pelle”.
Parliamo del tuo ultimo lavoro “Io?”. E’ nato in un momento di ricerca interiore?
Sì, in questi due anni vari eventi mi hanno portato a riflettere più profondamente su cosa vuol dire essere oggi una persona, a partire dalla mia natura mortale fino ad arrivare al mio ruolo nel mondo in cui vivo. Per questo una parte dei brani parlano esplicitamente di me, di mia moglie, dei miei genitori, di mia sorella, di mia nonna, accanto ad altri in cui parlo delle cose a cui tengo e di quelle che trovo insensate e assurde, come la situazione socio-politica del nostro Paese e le guerre economiche di questi ultimi anni tra occidente e mondo arabo che continuano a venire mascherate da guerre di religione.
Credo che l’urgenza compositiva alla base di tutto il disco parta proprio da questo momento di ricerca e nasca dal fatto che quando prendi consapevolezza della tua natura sorge spontaneo il desiderio di fissare le persone a cui vuoi bene e le cose a cui tieni di più in qualcosa che sia immune allo scorrere del tempo della tua vita.
La tua sensibilità nei riguardi dell’ambiente traspare chiaramente nel testo di “La terra senza l’uomo”. Ma partendo dall’assunto che ci siamo parte integrante della Terra, cosa possiamo fare di concreto secondo te per ridurre quanto meno il nostro impatto?
In verità c’è molto che possiamo fare. Innanzitutto essere consumatori più attenti, a partire da ciò che mangiamo e ciò che indossiamo fino al modo in cui ci spostiamo. Spesso non ci rendiamo conto delle conseguenze devastanti che il nostro stile di vita ha sul pianeta e sugli altri esseri che lo abitano, oltre che sui nostri simili. Dovremmo renderci conto che noi siamo destinati a passare mentre il nostro pianeta è destinato a rimanere: non siamo immortali, ma è come se in questo secolo in cui siamo passati dalle campagne alle metropoli ce ne fossimo dimenticati, e tendiamo a vivere nel quotidiano come se fossimo i proprietari della Terra anziché una delle creature che lei ospita.
Nel mio piccolo per quanto riguarda “Io?” ho cercato di tenere un approccio il più possibile eco-sostenibile e fair trade. Il disco è stato stampato completamente in carta certificata FSC, mentre il tour sarà ad impatto zero in collaborazione con Lifegate: in pratica le emissioni che produrremo verranno compensate piantando nuovi alberi in Costa Rica. Infine per quanto riguarda le magliette del merchandising ci siamo rivolti a Tessuto Sociale, una cooperativa di Torino che produce utilizzando esclusivamente cotone organico e proveniente da filiere fair-trade.
Per “Canzone d’amore e d’anarchia” ti sei ispirato al bellissimo film della Wertmuller?
Guardo molti film e per questo album mi è capitato di prendere in prestito ben due titoli. Oltre a “Canzone d’amore e d’anarchia” infatti c’è anche “L’invasione degli ultracorpi”, il brano in cui tra l’altro partecipa come ospite Dario Brunori.
In realtà per quanto riguarda “Film d’amore e d’anarchia” mi ha ispirato più per il titolo che per i contenuti, anche se come dici tu è un film bellissimo. Mi piaceva molto l’accostamento tra i due termini amore ed anarchia, anche perché credo che l’anarco-individualsimo sia un principio filosofico che porta ad aprirsi verso le altre persone e ad amarle, a differenza del potere e del desiderio di potere che sono sempre causa di odio e sopraffazione.
“Hamsik”, un pezzo di denuncia del degrado socio-culturale del nostro paese. Ma la domanda è perché te la sei presa con Hamsik, semplicemente perché “suona” meglio di Totti o Melito?!
In verità non me la sono presa con Hamsik, anzi a dire il vero è un giocatore che mi sta molto simpatico. Inizialmente “Hamsik” era un titolo di lavorazione. Poi però, dal momento che volevo scrivere un brano in cui parlare delle contraddizioni e del degrado attuale del nostro Paese, ho preso spunto dal titolo e sono partito dalla nostra incapacità di sentirci cittadini e di esercitare questo diritto al di fuori di due momenti tutto sommato secondari nella vita di un Paese come i mondiali di calcio e le olimpiadi. In questo senso Hamsik, il capitano della Slovacchia che ci ha eliminato dai mondiali 2010, diventa nel brano una sorta di eroe che mette a nudo tutte le brutture del nostro Paese.
Quando poi ho avuto l’idea di cantare ossessivamente la parola “Hamsik” nel finale, mi sono reso conto che suonava come “I’m sick”, il che la rendeva ancora più legata al significato della canzone.
Marco Notari e i Madam, un sodalizio artistico molto lungo …
Sì, dura dal 2003, ben tre anni prima del mio primo disco “Oltre lo Specchio”. Nel frattempo alcuni se ne sono andati ed altri sono arrivati, ma rimane un collettivo di musicisti con cui è bellissimo lavorare.
Come sta andando la promozione dell’album?
E’ iniziata da poco ma per ora molto bene, mi sembra che il disco sia stato recepito positivamente sia dalla critica che dalle persone che mi seguono dai dischi precedenti. Nel mese di settembre abbiamo presentato il disco in chiave acustica nelle varie FNAC ed abbiamo partecipato al KeepOn Festival, al Supersound di Faenza ed al PopKomm di Berlino. Dal 22 ottobre partirà invece il tour nei club, la prima data sarà allo Spazio 211 di Torino.