Articolo di Edo Follino
Fotografie di Stefano Ciccarelli
Il MAAM museo dell’altro o dell’altrove, o Metropolis è un palazzone ex salumificio Fiorucci sito sulla via Prenestina a Roma, ospita al suo interno circa 600 opere e 70 nuclei familiari per un totale di circa 200 persone.
Chi entra al MAAM dovrebbe svestire i panni del visitatore e indossare quelli di un antropologo, un moderno Boris Malinowsky che compie il suo viaggio tra gli argonauti del XXI secolo attraverso le opere esposte e la realtà quotidiana di chi vive all’interno di quella che pare essere una terra sospesa, priva di armi dove l’unico argine messo a difesa del fortino è quello delle opere d’arte in esso contenute e dove in questa epoca che lascia i problemi laddove li piglia dovrebbe sostare il pensiero assoluto dello stesso Malinowsky che dice: “per dare il proprio giudizio bisogna esserci.”
Il MAAM rappresenta l’ossimoro vivente tra il punto più alto di un museo e quello più basso di un occupazione, una Metropolis immaginata da Giorgio de Finis e da Fabrizio Bonis che realizzarono il documentario che lo racconta dal titolo “Space Metropoliz” dando origine a quello che oggi è diventato l’unico Museo vivente al mondo.
L’arte veste chi la abita e i Metropoliziani che sono gli occupanti di questa terra di mezzo, rivendicano attraverso le opere esposte un’identità ben definita e la sola coscienza dei suoi valori e della sua maturità, sono le opere che cicatrizzano il diritto di esistere di ogni uomo e rimangono i soli baluardi posti a difesa dell’intera collettività, l’unico confine che allontana la paura del confronto con altre culture, l’unico confine che traccia la differenza di uno sgombero di persone dall’abbattimento di un’opera d’arte.
Tutto al MAAM è ricostruito con materiale riciclabili dell’ex fabbrica di salumi, sulla torre più alta c’è un telescopio fatto con pezzi di lavatrice e barili di benzina che mira dritto alla luna, l’opera è dell’artista Gian Maria Tosatti, quel telescopio punta l’altrove immaginato, ma se quell’altrove fosse proprio la terra e noi fossimo sulla luna cosa direbbero Pasolini o Leogrande pensando che il MAAM rischia la sgombero, forse che ci sono occupazioni abusive ma che non esistono anime abusive, non si può negare agli uomini il diritto di esistere, non ci possono essere frontiere con la nostra coscienza che ha dimenticato che tutti noi abitiamo lo stesso pianeta e non importa quale, luna o terra siamo e rimaniamo solo altri agli occhi degli altri.
Continuo il mio cammino da visitatore viandante con una ragazza che mi fa da guida, tra i muri scrostati dal colore e i pavimenti con le pietre smosse, in questo spazio fantascientifico tra i disegni di Aladin, Beetroot, Darkness, Leo, Lucamaleonte, MrKleura, Gonzalo Orquin e Pablo Mesa, avverto netta la sensazione che potrei essere ovunque, in un qualsiasi posto del mondo, che potrei sentire il profumo di una torta al cioccolato che una massaia sta cucinando in un’altra latitudine e lo sento davvero quel profumo proviene dalla sala comune dove i Metropoliziani stanno cucinando il loro pranzo, mentre cammino li incrocio nella loro quotidianità e sono quasi in imbarazzo tra i bambini che si rincorrono, sentendomi come uno che ha invaso un territorio che non è il suo.
Mi viene in mente un’opera di Fausto delle Chiaie che qui in questo museo d’arte contemporanea in movimento starebbe benissimo, un’opera intitolata il doppione, in quest’opera c’è una foto di Fausto stagliata sul muro e quando passa il visitatore e si ferma a guardarla Fausto gli fischia dall’altra parte della strada materializzandosi, ecco qui al MAAM l’opera della simbiosi dovrebbe avere le facce di tutti quelli che ci abitano e quando il visitatore viandante ci passa davanti dovrebbe anche lui sentire quel fischio che dice io esisto davvero.
Il MAAM vive con la spada di Damocle di un possibile sgombero perché chi l’ha occupato nel 2009 l’ha fatto abusivamente, la proprietà ne reclama i diritti anche se nel corso degli anni è stata indennizzata molto di più rispetto alla cifra spesa per l’acquisto, ci sono le cause e i tribunali, ci sono i Metropoliziani e i viandanti, c’è il perenne conflitto tra profitto e diritto alla casa, ci sono le opere d’arte, c’è stata la presenza di astronauti, scienziati, antropologi, ufologi, artisti, c’è la crudeltà di un tempo che non perdona e in tutto questo quel telescopio e un razzo dismesso che puntano alla luna, chissà se quel vallone incontaminato contiene ancora tutte le cose che per colpa del tempo, della fortuna o degli errori l’uomo pare aver smarrito nella sua evoluzione di essere umano… chissà, è finita la visita e quello che mi porto dietro è che mi piace pensare che il MAAM possa essere il posto giusto per cominciare questo viaggio di ricerca.