Interviste

Lucia Manca, Intervista

Scritto da Annalisa Nicastro

“Sono stata un po’ di tempo a scrivere cose nuove e a immaginare il vestito migliore per queste nuove canzoni”

In occasione dell’uscita del nuovo album “Maledetto, Benedetto” di Lucia Manca l’abbiamo incontrata per scambiare qualche pensiero sul suo nuovo lavoro. L’album, prodotto da Matilde Davoli e anticipato da singoli “Maledetto” e “Bar stazione”, ci riporta ad un sound degli anni passati senza cadere nella trappola del revival a tutti i costi. Quello che emerge bene in ogni traccia del disco, è la dimensione onirica del ricordo, con i suoi colori e il suo profumo. 

Ciao Lucia, sbagliamo se diciamo che il tuo album “Maledetto e benedetto” inaugura una nuova stagione nel tuo percorso artistico?
No, è cosi, sono stata un po’ di tempo a scrivere cose nuove e a immaginare il vestito migliore per queste nuove canzoni. Ho finalizzato tutto solo quado ero davvero convinta e in questo Matilde Davoli (che ha prodotto l’album) è stata una grande complice.

Maledetto e benedetto sono due facce della stessa medaglia?
Si, come ad esempio quando viviamo gli effetti negativi di qualcosa per cui siamo stati bene, come l’amore, il cibo e i farmaci.

Qual è il messaggio che vuoi far arrivare con il tuo nuovo disco?
Non c’è un messaggio unico nel disco, diciamo che non è un concept album. Ogni canzone racconta qualcosa, alcune canzoni parlano di rapporti a distanza, altre di perdite, altre ancora di amore universale.

Come la definiresti la tua scelta di stare lontana da ogni moda musicale del momento?
Mi piace pensare che nessuno faccia delle scelte artistiche basandosi esclusivamente sulle mode. C’è chi decide di seguire un determinato filone stilistico perché ci crede o perché vuole sentirsi parte di qualcosa. Io ho seguito la mia idea di moda musicale semplicemente facendo quello che mi piace.

Dal punto di vista del sound hai cercato di far convivere il synth e l’elettronica con arpa e archi. Quali musicisti ti hanno aiutato?
Il disco è stato prodotto e arrangiato da Matilde Davoli, è merito suo se il tutto riesce a convivere bene. Poi dentro ci sono anche collaborazioni di Populous, Andrea Rizzo e Ivan Luprano.

Il connubio tra passato e presente c’è anche nella scelta degli strumenti che avete suonato?
Si, abbiamo utilizzato batterie, bassi e synth vintage miscelati con vst di nuova generazione, che comunque emulano vecchie sonorità.

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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