Sono 4 anni e più che scrivo e collaboro con questa rivista e sono proprio gli It Bites a scandirne la scadenza perché proprio il loro primo album della reunion The Tall Ship, dopo diciotto anni di assenza, è stato il mio primo articolo qui su SOund36. Quindi per me recensire questo album è come un compleanno.
Io ho un grande debole per questa band, che ho amato fin dal loro primo album e ammetto che non posso essere non di parte ma, per fortuna, gli It Bites non mi mettono nella condizione di dover mentire. Map of The Past, secondo album della seconda parte della vita della band, è un semplice capolavoro. Dico semplice perché l’arrivo di John Mitchell alla voce e chitarra ha portato quella “umiltà” nelle loro composizioni rendendole si più profonde ma decisamente meno pompose come era il loro suono negli anni 80-90.
Dopo The Tall Ship aspettavamo con ansia la nuova creazione e Map of the Past non ci delude, un concept album dove alcune foto ritrovate dal protagonista della storia permettono di raccontare un periodo della storia della Gran Bretagna. Man in The Photograph ( quello della splendida copertina ) apre l’album e l’organo ci porta a wallflower dove il Pop Prog ( coniato per loro ) degli It Bites esplode alla massima qualità seguita dalla splendida Map of The Past. La voce di John è calda e melodiosa, la sua chitarra è potente ma delicata negli arpeggi e la band è veramente al massimo della loro creatività ed infatti nei brani Cartoon Graveyard, The Big Machine dove l’impronta progressive rock si fa avanti con spunti alla Genesis ma sempre con quel suono, quella originalità che è propria degli It Bites.
Send No Flowers incede con la voce di John e le tastiere di Beck in una ballata che ricorda l’art rock degli anni 80 dei Twelfth Night, spettacolare da ballare dentro casa da soli cullati dall’incedere della musica. Grande finale della storia con The Last Escape splendida ballata che tocca dentro, perfetta amalgama raffinata di chitarra e tastiere. La tecnica di John Mitchell alla chitarra è di altissimo livello con assoli velocissimi e complessi ma anche lenti e raffinati. Un album da comprare ascoltare e tenere tra i migliori dell’anno, una band che non ha fatto solo una reunion ma si è rigenerata ed ha saputo rinnovarsi creando in 4 anni due capolavori del progressive rock.
Per chi si trova dalle parti di Londra, domenica 7 luglio suoneranno a Kingston Upon Thames , e SOund36 non mancherà.