Recensioni

Iosonouncane – Berlinguer-La grande ambizione

Scritto da Claudia Erba

Berlinguer-La grande ambizione: Iosonouncane firma la colonna sonora del film di Andrea Segre

Dalla verbosità de La Macarena su Roma, passando per la scrittura cinematica di Die, fino alla “non lingua” polisemica di Ira.
Indubbiamente uno degli aspetti più interessanti del percorso di Iosonouncane è il lavoro operato dall’artista sardo, nel tempo, sul linguaggio “calato” nella melodia: un (apparente?) procedere per sottrazione che si è riversato infine in una poetica complessa di significati e significanti.
Le musiche scritte dall’artista per il cinema e per il teatro stanno convergendo nella collana “Il suono attraversato”, che ben esprime gli approdi della ricerca di Incani. 
Rarefazione e reiterazione sembrano abbinare ad una funzione incantatoria/ipnotica la volontà di spostare, di volta in volta, l’asse della conoscenza e della percezione, confluendo in una una grammatica musicale in perenne trasformazione, innestata sulla decostruzione della forma canzone (sulla scia-tra gli altri- di György Ligeti).
Lo scorso scorso 31 ottobre per Numero Uno (Sony Music) e Tanca Records (Trovarobato) è stata pubblicata la colonna sonora originale, composta e suonata da Iosonouncane, del film “Berlinguer – La grande ambizione”.
Incani imbastisce una trama stratificata e corale, intesse reminiscenze morriconiane, echi di Rachmaninov e suoni che sembrano strettamente derivanti da Ira, mescola con spirito ibridante sintetizzatori, chitarra classica, mellotron, percussioni, diamonica a bocca, bena cun corru ‘e boe e voce.
Particolarmente toccante, nel brano I funerali di Enrico, il cantato ancestrale e dolente di Daniela Pes, della quale Incani ha già prodotto “Spira” (Tanca Records, 2023).
Il tema portante, suonato con la diamonica a bocca su un bordone ostinato di sintetizzatore in FA# minore, ricorre quattro volte durante il film risultando estremamente duttile nel suggerire, di volta in volta, la disturbante pervasività del regime sovietico e l’incanto antico del mondo pastorale. 
Una delle tante intersezioni inattese messe in luce da Iosonouncane (tra le altre quelle tra iperbole e minimalismo, tra popolarità e alienazione), che si produce in attraversamenti pericolosi e suggestivi, riannodando fili perduti, rimescolando- sulle orme del Morricone più sperimentale e avanguardista- territori che si credevano irrimediabilmente distinti.

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Claudia Erba

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