E’ da quasi cento anni che la parola jazz è comparsa nella nostra vita ed è riuscita ad affermarsi universalmente (e in breve tempo!) come linguaggio musicale e, in un gioco di influenze reciproche, è riuscita anche a condividere con tutte le arti del Novecento il concetto di improvvisazione. Il jazz riesce a raccontarci il XX secolo meglio di qualunque altra cosa, tanto che la definizione di Secolo del Jazz, coniata da Filippo Bianchi, ci sembra assolutamente appropriata.
Questa felice espressione dà il nome al libro che porta la firma dello stesso Bianchi, pubblicato da Bacchilega editore (il libro può essere anche acquistato online sul sito www.bacchilegaeditore.it).
Bianchi è uno scrittore che ha il pregio di puntare sulle realtà e anche sui punti di vista che vengono presi poco in considerazione, creando prospettive inusuali e coinvolgenti.
La frase “Society is making music together” del sociologo Alfred Schütz sintetizza al meglio lo spirito di questo libro: il jazz rappresenta una vera e propria filosofia di vita vista la sua analogia strutturale con la società stessa non solo per l’improvvisazione, che diventa metafora dell’imprevedibilità della vita stessa, ma anche e soprattutto per il concetto di arte collettiva. Il jazz è infatti espressione di un individuo ma vive di reciprocità, di attenzione verso l’altro, non si può improvvisare da soli. “Il jazz è il principale contributo originale degli americani alla cultura musicale contemporanea” sottolineano le parole di Bianchi, un luogo di emancipazione e riscatto ma anche di conciliazione, in cui la multiculturalità si è realizzata pienamente.
L’autore ha raccolto in questo libro molti dei suoi scritti dagli anni Ottanta ad oggi, quelli degli anni Duemila sono tratti dalla rivista Musica Jazz, di cui Bianchi è direttore da molti anni. Con un punto di vista inusuale e intelligente riesce a parlarci di musica jazz, dei suoi protagonisti principali, dei problemi che questo tipo di musica deve affrontare oggi nel panorama “anomalo” italiano e del suo futuro ma anche delle sue implicazioni contingenti e filosofiche, come dimostrano i frequenti riferimenti a E. Hobsbwam, N. Elias, W. Benjamin e tanti altri. Attraverso i suoi editoriali si arriva alle interviste a famosi protagonisti della musica jazz, tra gli altri Rollins, Corea, Oxley, Bennink e alle testimonianze di chi ha vissuto il legame con la musica afro-americana dall’esterno come il regista Bernardo Bertolucci, il produttore discografico Alan Douglas e la danzatrice Carolyn Carson.
Non solo musica dunque, ma jazz come modello di vita; l’abilità di improvvisare è di fatto una possibilità di stare al mondo e di stare con gli altri.
Annalisa Nicastro (8.3.09)
Il secolo del jazz
Filippo Bianchi
Bacchilega Editore
pp.247, €16,00