Pop Corn

IL PRIMO LIBRO DI SPARTITI DI PIERO CIAMPI

Scritto da Annalisa Nicastro

Piero Ciampi– “Ha tutte le carte in regola per essere un artista. Ha un carattere melanconico, beve come un irlandese. Se incontra un disperato, non chiede spiegazioni”, canta l’inconfondibile voce di Piero Ciampi: un po’ roca, un po’ nostalgica, e racconta storie miste a vicende autobiografiche.
Durante la sua carriera artistica, Piero Ciampi è stato più volte ignorato forse a causa della sua personalità molto scomoda (o sarebbe meglio dire troppo vera). Ed anche dopo la sua morte, nonostante gli sforzi ad esempio di Gino Paoli, fu spesso dimenticato o messo da parte e lo testimoniano le mancate ristampe dei suoi dischi.
L’intento del Premio Ciampi è proprio quello di riportare l’attenzione su di un personaggio che ha fatto la storia della canzone italiana e di “evitare a tutti i musicisti delle nuove generazioni che puntano alla ricerca espressiva i problemi di indifferenza contro cui Piero si era spesso scontrato”.
Questa è la motivazione profonda che viene riportata nelle pagine introduttive del volume pubblicato dalla Ricordi, Piero Ciampi che contiene 20 brani tratti da vari album del cantautore livornese, completi di musica e testo (testi accuratamente raccolti anche in un opuscolo a parte che ricorda molto una raccolta di poesie). E’ importante ricordare che questo è il primo libro di spartiti pubblicato su Piero Ciampi.
Denominato poeta dei vinti, degli emarginati, dei “disperati”, Ciampi è anche un po’ “poeta maledetto”, non a caso viene nominato nel testo della canzone “Baudelaire” dei Baustelle accanto a personaggi come Pasolini, Luigi Tenco, Saffo, Socrate e ovviamente Baudelaire.
Il cantautore livornese racconta molto apertamente i propri problemi, fa conoscere alla gente comune tutte le difficoltà che incontra “per essere un artista”. In realtà Ciampi non fa altro che togliere le mani dagli occhi di chi non vuole vedere e dalle orecchie di chi non vuole sentire (forse perché questo genere di persone pensa che la disperazione non possa toccarla).
“E’ Natale il 24”, ma non tutti lo passano a festeggiare: c’è chi lo passa in ospedale, chi si è separato, chi invece si è sparato addirittura. Ma la vita va avanti, non si ferma a guardare chi rimane indietro, e chi invece si accorge che c’è qualcosa che non va, si rende conto di essere impotente e cerca di affogare i propri problemi ad esempio nell’alcool. Ciampi stesso si definisce come uno che “beve come un irlandese” , e scrive “Il vino”. Ciò fa capire che fosse pienamente consapevole della propria situazione: “sento male ad un fianco”, dice, e quando ormai sembra convinto di essere destinato alla cirrosi epatica, ironia della sorte, viene stroncato da un cancro alla gola.
La vita di Piero Ciampi non può essere definita propriamente dissoluta poiché i suoi problemi con l’alcol derivano dalla voglia di evadere dalla realtà di tutti giorni che è divenuta oramai insostenibile. L’indifferenza comune nei suoi confronti e nei confronti della sua produzione artistica lo porta alla scrittura di testi particolarmente diretti: nulla viene filtrato. Aveva anche problemi di tipo economico e si scontra ripetutamente col mondo discografico che, molto probabilmente, non era come avrebbe voluto che fosse. “Son contento di non aver dato alcun seguito a quel peccato di volerti un giorno mangiare” dice al Merlo che gli suggerisce una canzone “da portare all’editore […] sono felice per questa collaborazione”, quasi ad indicare anche con un termine tecnico che per scrivere ha bisogno anche dell’aiuto di un merlo per poter campare.
Altri due temi, molto cari sicuramente all’autore, sono la propria città di origine e il rapporto con l’amore e di conseguenza con le donne.
Livorno e il porto livornese sono immagini che ricorrono spesso e vengono associate ad uno stato di nostalgia, ma solo a Livorno si può trovare una nave che salpa e va “nel porto delle illusioni” e nella tranquillità della sera si può ascoltare il jazz. “Io non ho lasciato il mio cuore a San Francisco. Io ho lasciato il mio cuore sul porto di Livorno”.
E le donne? Se è vero che nei suoi testi Ciampi racconta i suoi problemi e le sue difficoltà, racconta anche le proprie difficoltà a rapportarsi alle donne (più di una) a cui dedica canzoni. A volte nell’amore si intravede un momento di serenità e finalmente di equilibrio, ma quasi subito questo momento svanisce perché la donna in questione se ne va: “ha amato tanto due donne, erano belle, bionde, alte, snelle, ma per lui non esistono più […] Talvolta temo davvero di non amare più nessuno”.
E allora perché dimenticare le parole di un poeta? Forse abbiamo paura che in quelle parole possa essere svelato un segreto intimo e personale? Oppure abbiamo capito che il disagio non è solo degli altri, ma è anche nostro? Proprio per la sincerità e l’onestà con cui determinati argomenti vengono affrontati da Piero Ciampi, dobbiamo apprezzare e ammirare (e di conseguenza ricordare) il coraggio di un artista che ha deciso di dire la verità, di raccontare quello che vede e quello che vive, senza paura di essere scoperto o di essere giudicato.

Mina Chiarelli (22.3.09)

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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