Piove oggi su questa San Donato Milanese…e le gocce che cadono sul vetro finestra sembrano ficcare le unghie dentro invisibili crepe e tenersi su per non scivolare. Giorno di grigia periferia, la domenica si lascia accompagnare dal suono di un disco che il postino ha lasciato sotto il mio “cuscino”…un disco che sa di cemento, che sa di danza tribale, che sa di artificiale artistico…dietro una maschera in ferro battuto c’è un uomo di pelle e di sangue.
Eclettico e decisamente inarrestabile e non solo perché le sue quattro ruote di vita scivolano ovunque, ma perché la musica “scivola” ovunque. E tutto questo ROSYBYNDY – al secolo Luigi Piergiovanni – ce lo insegna con sfacciata ironia, pungente “poesia” e con una elettronica fatta musica ricca di gusto e cura nei dettagli. Arriva sul mercato il nuovo disco dal titolo “KAPYTALYSTY VYRTUALY”, sottile e pungente già nel packaging che sottolinea tonalità intime, scure, ispide di un rosso bordeaux che sfuma sul nero, una vecchia statua che si deforma, la musica che racconta un momento storico in cui tutto si deforma. Lo racconta con armi di artista il menestrello Rosybyndy, lo fa marcando il tempo con bit digitali, scuri e tribali in “DOGMA” in compagnia con il grande FAUSTO ROSSI…lo fa nuotando in momenti di finta orchestrazione montata ad arte che sostiene il volo a planare nel brano “DUE SENTIERI” in compagnia con una splendida TIZIANA RIVALE…
Metropolitano, gang band sotto strutture di cemento, zone industriali e città di notte piuttosto che strani risvegli in un mattino di fabbriche e di caos cittadino visto da quelle finestre di periferia come di una “San Donato Milanese”…
14 tracce disegnate lungo la schiena della protesta e della denuncia, che scivola sottile tra le righe di una poetica a cui Rosybyndy ci ha abituati, una “vittima” come tanti, come tutti forse, una “vittima” di un sistema difficile da gestire e da cambiare, un sistema che lo inchioda spettatore immobile contro cui la sua parola fatta elettronica colpisce dritto nel segno e scuote le coscienze.
Sposto le tendine per vedere se fuori piove, solo nuvole leggere di polvere a coprire i campanili e il riverbero dei sogni, qualcuno tira il carretto e qualcun altro compra da mangiare, qualcuno gioca a fare la guerra e altri fanno finta di essere già ricchi e famosi. Le matite di ROSYBYNDY hanno la punta sottile, non si spezzano ma bucano i fogli…bucano la pelle quando le provi sul palmo di mano. I bit artificiali non sono una scusa, ne una breve scorciatoia per evitare il saper suonare o il non poter fare altro che guardar il mondo da una sedia. Questo disco unisce il gusto, l’esperienza e quel delicato quanto composto rispetto degli spazi – sentore di vissuta professionalità che molti perdono nelle scorciatoie della rete di oggi – e poi tanta etnica sperimentazione, dai disegni di un’Africa tribale fino al pop italiano mascherato a dovere, un punto di vista da basso su ruote che lascia forse il tempo di respirare e contare con più spessore ed efficacia, con quella calma che solo tanta forzata saggezza di vita sa regalare a chi ne ha la sensibilità di fermarla nelle tasche e nel cuore.
A volte si corre a perdere fiato…il fiato poi non ha forza di respirare…il respiro non ha tempo di ossigenare i pensieri…il menestrello su ruote lo sa bene, che lui corre e lo fa con le parole e la fantasia, fantasia libera di disegnare i bit e le parole, di pungere e far cadere “bombe” sulle coscienze, che fa arrabbiare e piangere e riflettere, che lascia una scatola di colori accanto ad una distesa di infinito grigio cemento.
di Alessandro Riva
ROSYBYNDY – “Kapytalysty Vyrtualy”
INTERBEAT Records – Official Site