Interviste

Iarin Munari – Intervista

Scritto da Annalisa Nicastro

Il pulmino di SOund36 stavolta vi presenta Iarin Munari un artista italiano molto apprezzato sia in Italia che all’estero. Nell’intervista che segue ci parla della sua musica, dei Free Jam, la band di cui è co-fondatore, ma soprattutto delle emozioni in musica e dell’amatissimo Funky!

Da molti anni lavori con artisti italiani e internazionali, ci sono delle differenze secondo te nell’ambito musicale nostrano e in quello estero?
Nonostante in questi 16 anni di professionismo io abbia avuto importantissime esperienze anche con grandi artisti italiani, la differenza che percepisco quando ho a che fare con l’estero è la considerazione generale della musica. Considerazione che si traduce in: rispetto per chi fa il musicista professionista, un’ attenzione maggiore verso le nuove proposte, un’ attenzione maggiore verso tutti i generi di musica, entusiasmo e voglia di ascoltare progetti interessanti da parte di radio, management e case discografiche.
Basti pensare che in molti stati Europei ed Americani lo studio di uno strumento musicale è obbligatorio fino alla fase universitaria per tutti. Ovviamente questo genera una cultura incredibile verso la musica suonata, porta alla necessità di godere del piacere della musica e non per ultimo genera anche la consapevolezza di quando sia duro e complicato imparare a suonare uno strumento.

Fai parte anche della band Free jam, che ruolo hai?
Nei Free Jam sono il batterista e co-fondatore assieme a Davide Candini che invece suona le tastiere e canta. Oltre a questo mi occupo di tutta la produzione artistica, degli arrangiamenti sia in studio che live e sono co-autore delle nostre composizioni. Il quartetto di base della band è completato da Roberto Catani al basso e Enrico Cipollini alla chitarra. Molto spesso però la formazione si allarga con una sezione fiati e due coriste.

E’ uscito il vostro album “What About The Funky?”, come nasce e cosa vuole esprimere?
WATF è uscito ad aprile 2012 ed è il risultato di un lavoro in sala d’incisione durato quasi due anni. Questo disco arriva per festeggiare il ventennale della nostra nascita e riporta i FJ on the road dopo un lungo periodo di pausa. Il titolo è già piuttosto eloquente: il funky è l’elemento comune di tutte le tracce anche se si contamina molto spesso con il pop, il rock, il soul ed il blues.
L’album e’ un percorso fatto di momenti gioiosi e spensierati ricchi di interplay fra gli strumenti, contrapposti a momenti più profondi che descrivono le perdite importanti della nostra vita, altri ancora che ironizzano sul tema dell’informazione e sulle diverse “manie” dell’essere umano.
E’ un disco di emozioni tradotte in musica e testi.

Come siamo messi oggi con il funky?è un genere musicale che dà soddisfazioni?
E’ un genere cosiddetto di nicchia proprio perchè arriva da una cultura che non è tipicamente italiana, oltrettutto i nostri testi sono in lingua inglese. Nonostante ciò ti dico con grande soddisfazione che abbiamo avuto, in questi pochi mesi, grandi feedback sia in Italia che all’estero. Il nostro primo singolo e il disco intero, nell’estate appena passata, hanno ruotato su più di 2000 radio italiane ed in Svizzera, Ungheria, Regno Unito, Stati Uniti, Olanda e Brasile. Nel mese di luglio siamo stati 55mi nella Indie Musik Like, una classifica di gradimento degli artisti indipendenti indetta dal MEI all’interno della quale sono presenti anche molti big della musica italiana.

Avete già in programma un tour di promozione dell’album?dove possiamo ascoltarvi?
Durante l’estate abbiamo fatto un lungo tour di promozione radiofonica in tutta Italia e una serie di concerti di presentazione dell’album. Il calendario è in continuo aggiornamento, consiglio a chi vuole seguirci di visitare i nostri siti www.freejamband.com e www.facebook.com/freejam

Un grande saluto a tutti i lettori di SOund36.

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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