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I supereroi che non siamo

Di supereroi come Navalny ne vedo pochi

Nel mezzo del cammin della mia vita, anni or sono, mi ritrovavo a degustare un caffè in una locanda in quel di Magliano in Toscana, in una bella mattinata di sole primaverile.
Improvvisamente si palesò alle mie spalle un’amica che passava di lì con la sua bicicletta. Mi salutò con affetto e mi disse che leggeva sempre divertita le mie manifestazioni, sarebbe più corretto chiamarle “post”, su Facebook. Nei quali, allora, esprimevo spesso opinioni critiche rispetto alla condotta del governo o rispetto alla politica o al costume in generale.
Era veramente una mia sostenitrice, mi disse, al punto che mi suggerì di impegnarmi nella politica in prima persona. Quando se ne fu andata controllai sul telefonino se il suo apprezzamento per i miei post si fosse tradotto in qualche condivisione o almeno in qualche “like”: nulla di tutto ciò. Non aveva mai avuto il coraggio di esporsi e di mostrare la sua opinione, eventualmente antigovernativa, pensai.
Quando la rincontrai non ebbi il coraggio di chiederle il perché di questa scelta. A mia volta non ebbi il coraggio di seguire il suo consiglio di impegnarmi in politica, e con il tempo venne meno anche il coraggio di continuare a fare il bastian contrario su Facebook rispetto alle scelte demagogiche della politica: qualcuno mi disse che un giorno avrei rischiato di pagarne il conto.
La morale di questa piccola ed insignificante storia è che non siamo “supereroi” e spesso neppure piccoli eroi. La morte di Navalny che era tornato nella sua Russia e si era fatto arrestare pur di non tradire il suo pensiero ci è da insegnamento. Ma in questa società di individualismo spinto, di supereroi come Navalny ne vedo pochi. Forse è anche per questo che sembra sempre più difficile cambiare il corso della Storia.

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Hellraiser Hellraiser

Ultimo di quattro figli, Francesco si è guadagnato con il sudore della fronte l'appellativo di "pecora nera" in seno ad una famiglia votata all'ecologia.
La passione per i motori nella vita privata e la carriera nelle banche d'affari a Londra e Milano hanno forgiato un cv controcorrente, poi riscattato con il romanzo di denuncia “Criminal Bank” (Laboratorio Gutenberg) e con la conversione professionale in paladino dei risparmiatori traditi

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