Nun te ne fa’, quarto lavoro in studio di Gnut, è il manifesto di un songwriting sommesso, tanto più insurrezionale proprio in virtù della sua levità; un distillato di poesia del quotidiano, volutamente anti-ermetica, che consegna all’orecchio empatico dell’ascoltatore sorprendenti autoevidenze. (Pecché ll’ammore mette ‘o ffuoco ‘mpietto/nun se fa viecchio e chiude ogni fferita/arriva quanno meno te l’aspietto/ma quanno è ovèro resta tutt’a vita– canta Gnut in Duje vicchiarielli)
La filosofia del nun te ne fa’– lo Staje senza pensier di gomorriana memoria- sembra essere in realtà una provocazione, un invito, al contrario, a calarsi nel mondo e nei suoi affanni.
Fondamentale, ancora una volta, l’apporto del poeta partenopeo Alessio Sollo, che punteggia i testi di epifanie laiche, di incontrovertibile bellezza e verità. (‘na parola po’ fa’guaje/comme è gghiuto e come è vvenuto/sulo a’morte nun parla maje ‘e l’ammore quando è ffernuto– recita la bellissima ‘E pparole, testo scritto da Sollo e Claudio Domestico, in arte Gnut).
Il produttore e arrangiatore dell’album, il singer songwriter inglese Piers Faccini– che ha accolto Gnut nella sua etichetta Beating Drum già dal 2018- è riuscito a cucire su ogni canzone un vestito su misura e ad accedere simultaneamente a diversi immaginari, muovendosi sul filo di un affascinante nomadismo sonoro, tra cuore partenopeo e suggestioni d’oltreoceano (Elliott Smith, su tutti).
Autentiche perle di un disco emozionante, che non conosce battute d’arresto, Colpa Mia, che esplode nel finale, sconquassato dalle propulsioni percussive di Fausta Vetere (voce storica della Nuova Compagnia di canto popolare); Come se, che si fa portavoce di una calligrafia inedita e sorprendente, e Ammore quanno è ammore, dall’intenso crescendo corale (con nota di merito per la vocalist Ilaria Graziano).
Gnut, Nun te ne fa’ (Beating Brum, 2022)