In occasione dell’uscita del suo primo album, Locus, abbiamo incontrato il chitarrista Giovanni Rago. Vi invitiamo ad ascoltare questo suo lavoro suonato con il trio formato da Mario Guarini al basso elettrico e Lucrezio De Seta alla batteria, e che per l’occasione si avvale anche della partecipazione Elisabetta Serio, pianista di fama internazionale, già al fianco di artisti del calibro di Pino Daniele e Noa.
Ciao Giovanni, raccontaci qualcosa di te e del tuo mondo musicale prima di arrivare al tuo debut album
Non è facile raccontarvi il mio mondo musicale, o perlomeno non lo è a parole, ho un forte legame con la musica da sempre. Ho avuto la fortuna, fin da piccolo, di ascoltare buona musica, avere dei genitori appassionati che mi hanno appoggiato e sostenuto, degli insegnanti carismatici, professionisti che hanno contribuito alla mia crescita musicale. La musica mi ha aiutato a vincere paure, timidezze, ansie e mi ha portato, e mi porta, a vivere esperienze speciali.
Cosa ti ha spinto a comporre e pubblicare Locus, il tuo album di debutto?
In primis la voglia di condividere le mie immagini, i miei viaggi, attraverso un linguaggio diverso. Poi, dopo aver suonato in molti dischi altrui, era arrivato il momento di fare qualcosa di mio.
Ti accompagnano anche altri musicisti…
E che musicisti!!! La mia amicizia con Lucrezio de Seta, batterista e coproduttore dell’album con Headache Production, ha fatto sì che conoscessi Mario Guarini (bassista). Loro sono fantastici, è nata fin da subito una grande sintonia che ci ha portati ad arrangiare il lavoro in sala prove e, in pochi mesi, a registrarlo. Nel disco c’è anche l’amica Elisabetta Serio al Piano, suona in quattro brani due miei e due di Mario.
Già dal titolo, ci rendiamo conto di quanto sia importante per te il legame tra musica e viaggio in ogni traccia, che legame c’è tra i due concetti?
Il viaggio raccontato dalla musica è un concetto trascendentale, tutt’altro che normale, eppure ogni volta che percorro un luogo, forse condizionato dai miei studi di composizione per cinema, “sento” e immagino la colonna sonora.
E dal punto di vista musicale, come puoi descriverci Locus?
Locus è un disco ricco di contaminazioni: di jazz ci sono idee, strutture, alcune progressioni. L’unica pretesa che ha è quella di chiudere gli occhi all’ascolto e immergersi nei luoghi.
Ci ha colpito molto la copertina, chi l’ha realizzata?
La copertina è stata creata da Annamaria Carelli, Aria Carelli in arte, l’ha disegnata a casa mia e poi elaborata a pc. L’impaginazione è di Roberta Scotellaro.