Cosa fanno i Gap’s Orchestra nei panni di Buskers? Spiegateci meglio il vostro progetto
Svolgiamo la nostra funzione sociale, il progetto buskers è una risposta un po’ drastica alla situazione che l’arte musicale vive in questo periodo in Italia. Troppo spesso piccole realtà di provincia come Udine non offrono palcoscenici dove esibirsi e dove coltivare insieme ad un pubblico attivo il piacere sinergico che la musica può offrire. Strade, marciapiedi, piazze sono più facili da riempire che un piccolo locale nel centro città e spesso sono anche più remunerative in senso economico.
Non siamo nati come artisti di strada, ma come classica “band da cantina” e abbiamo avuto modo di imparare il mestiere di busker durante il nostro primo Gap’s Street Tour: un viaggio di un mese dal Friuli alla Campania, passando per Liguria e Toscana, in cui abbiamo vissuto solo di ciò che guadagnavamo a cappello e vendendo il nostro disco live.
Il vostro sound è il risultato di variegate ispirazioni musicali, dalla musica anni 70 al reggae. Quali sono gli artisti che vi hanno colpito di più e/o continuano a farlo anche ora?
Il nostro animo “punk” ci fa da sempre apprezzare e attingere da quel filone che va dai Clash ai CCCP passando per il cantautorato italiano: Battiato, De Andrè, Guccini, Gaetano. Grandi miti immortali della musica continuano a ispirarci, i dischi dei Beatles sono vero e proprio argomento di studio così come quelli dei Pink Floyd, di Bob Marley e di Lennon solista. Per quanto riguarda il panorama della musica più recente ascoltiamo con piacere Toys Orchestra, Caparezza, Alborosie e Capossela. Un panorama vasto ed ampio che come la nostra musica non si fossilizza ad un genere preciso ma cerca di spaziare e vivere di influenze e contaminazioni.
Grazie al crowdfounding siete riusciti a realizzare il vostro album di debutto “Caca-Cactus”. Quale messaggio volete far arrivare ai vostri ascoltatori?
Ha due tipi di significato: uno impresso nelle note e nelle parole di “Caca-Cactus”, ovvero la denuncia di un periodo storico raccontandolo dal punto di vista di chi questa storia la sta subendo inerme, di chi ogni giorno subisce la ferocia, l’ingiustizia, la pornografia etica e sociale di questi anni, questo cerca di essere immortalato e dissacrato attraverso un percorso di musica e versi.
Il secondo significato l’ha assunto nella sua esistenza: è un esempio di come questi anni spingano le persone a creare nelle difficoltà dei metodi creativi per uscire dagli affanni del quotidiano.
Il nostro è un disco totalmente autoprodotto, autofinanziato ed è uscito dal nostro studio solo grazie alle nostre forze e di chi grazie al crowdfunding ci ha dato un apporto economico. Una testimonianza duplice di questo presente tecnologico e decadente.
Alternate alle canzoni spesso proponete delle parti recitate, questo è un aspetto che c’è sempre stato nella band? Che valore gli date?
L’alternanza cantato/recitato è sempre stata presente nella nostra band sin dall’inizio. Ci piace molto che la nostra musica, i nostri live e i nostri video risultino un’esperienza teatrale, vogliamo far sì che il nostro impatto sia “spettacolare”, cioè che lo spettatore si senta coinvolto in un vero e proprio spettacolo. Siamo convinti che nel momento in cui qualcuno sale su un palco, virtuale, stradale o reale che sia, in quel momento stia facendo Teatro, stia cioè agendo delle azioni rispetto a ciò che ha attorno a favore del pubblico con una drammaturgia che conosce (nel nostro caso le canzoni), e noi non facciamo altro che adeguarci a questo flusso. Ovviamente nelle parti più prettamente recitate questo si intuisce di più, ma pensiamo che nel nostro modo di suonare e cantare ciò venga ugualmente e continuativamente espresso.
Annalisa Nicastro