Il talento di Mr Dixon non è passato inosservato. Alcune testate giornalistiche di rilievo, quali la “BBC” e il “The Guardian”, ne parlano già da anni come di un prospetto promettente per l’indie pop britannico. Con una certa cautela però, come se lo aspettassero al varco di un lavoro maggiormente compiuto rispetto ai singoli, agli E.P. e a quel lavoro di debutto discografico che lo vide proporsi dietro il moniker di “David’s Lyre”. A far venire giù questa coltre di prudenza può certamente dare un contributo il suo secondo album, intitolato “Control” ed in uscita il 9 marzo.
Un lavoro rilasciato, però, con un nuovo pseudonimo, quello di “Fyfe”, secondo il vezzo, già sperimentato da artisti quali Dev Hynes e Paul Banks, di cambiare moniker quasi ad ogni pubblicazione. Ad un primo ascolto ciò che risalta di questo lavoro è l’uso quasi ossessivo della drum machine e di effetti elettronici un po’ anni 80, su cui spesso si sovrappongono strumenti acustici a ricordarci come Paul Dixon, in arte Fyfe, sia anche un polistumentista niente male.
Il pianoforte di “In waves”, il sax in “For you”, gli arpeggi di chitarra presenti in “Solace” e in “Keep it together” contaminano l’album, causando un piacevole contrasto tra l’apparente freddezza dettata dalla ritmica elettronica e la passione che Fyfe riesce a rivelare nell’intero album anche con il proprio modo di cantare.
Il lavoro si apre con “Conversations” elegante ballata elettro – pop, sofisticata nel suono e nelle liriche, cantata in modo sublime, uno dei singoli più belli ascoltati in questo 2015 e certamente uno dei momenti migliori del lavoro, che prosegue con altri tre potenziali singoli da classifica.
Il primo tra questi è “Holding on”, un brano dalla splendida melodia, capace di rivelare una accentuata predisposizione verso il pop, anche quello di ascolto più immediato. “Solace”, invece, si apre in modo abbastanza sommesso, per poi rivelare un incedere melodico più complesso. Del resto, proprio su questo brano Fyfe aveva puntato quando pubblicò, nel 2013, un extended playing che già conteneva alcuni brani dell’album.
In “Polythene love” Fyfe trova un ritmo più incalzante, con lo splendido contrappunto di una voce femminile a creare un contrasto molto efficace, in grado di dare calore e colore al brano.
Qualche episodio minore nella seconda metà del disco non ne riduce la freschezza e il valore, per quanto ne evidenzi una certa tendenza alla ripetizione seriale, dove buoni ingredienti melodici e compositivi avrebbero bisogno, forse, di una produzione più ricercata.
A volte in bilico tra retorica e ricerca espressiva, ”Control” è un disco ben fatto ma ancora non del tutto maturo, in cui la melodia non compie la magia di creare atmosfere sempre avvolgenti e fascinose, forse anche a causa di una ritmica a volte più frenetica del necessario.
Poco male, comunque. C’è ancora un po’ da lavorare, ma Mr. Dixon ce la farà.
Carmelo Di Mauro