Lo strano caso del signor Flavio Giurato, sarebbe il sottotitolo di questo articolo. Bene si perchè la sua storia inizia tanti anni fa, negli anni in cui la musica si ascoltava ancora proveniente da un apparecchio che girava a 33 giri, e il modo migliore per conoscere un nuovo artista era andarlo ad ascoltare dal vivo. Un mondo fa, insomma.
Nel ’78 esordisce con Per Futili Motivi, prosegue pubblicando il suo disco ritenuto più bello e da poco ristampato Il Tuffatore (1982). Dopo Marco Polo dell’84 segue un lungo silenzio, per poi tornare con il Manuale Del Cantautore del 2002 e poi con La Scomparsa di Majorana (2015). Flavio è un’artista che probabilmente non ha ancora raccolto i riconoscimenti che meriterebbe.
Oggi torna più in forma che mai, più carico e ispirato, come un fiume in piena raccoglie le energie, segue il flusso della sua forza che lo spinge a raccontare dei nostri tempi, e in particolare del fenomeno delle migrazioni, storia attuale, storia antica.
Le canzoni che ha scritto per Le Promesse Del Mondo sembrano essere l’occasione irrinunciabile di vestire i panni di tutte quelle persone che vivono attorno a queste storie di migrazione. Flavio è lucido, sente il dolore, la rabbia, l’ipocrisia, lo schifo, l’ignoranza, il desiderio, la speranza… di tutti proprio tutti e racconta.
Le poesie che si svelano durante l’ascolto delle 9 tracce sono sporcate ad arte da forme dialettali, come anche dall’inglese, lingua universale.
Il sound è costruito prettamente da strumenti acustici, chitarre e percussioni portano in strada l’ascoltatore, l’elettrica invece viene usata per rafforzare i toni drammatici delle parole cantate. Il disco è molto ben suonato e registrato, tanto da meritare un ascolto ad alta fedeltà. Le canzoni scivolano, le storie scorrono una dopo l’altra, proprio come un vero viaggio, l’intero disco da proprio il senso del viaggio.
Ottimo lavoro Flavio!
Flavio Giurato – Le Promesse Del Mondo
Il disco è molto ben suonato e registrato, tanto da meritare un ascolto ad alta fedeltà.