Federico sono molto felice di intervistarti per la rivista SOun36! Ci siamo conosciuti nel 2018 al Covo di Bologna durante una tua esibizione insieme ai Tribal Noise. Ma non è certo questo il gruppo di partenza della tua carriera….ti va di raccontarci da dove sei partito?
Ho iniziato a suonare con mio cugino nella stanzetta di camera sua, tutti e due siamo partiti con lo studio del pianoforte ma appena abbiamo sentito il rock e il punk ci siamo subito spostati su basso e chitarra.
Poi la prima band vera i Tribal Noise in pieno periodo New wave.
Ricordo che andavo a vedere tutti i concerti che passavano da Bologna e dintorni il più delle volte scavalcando o intrufolandomi. Era quasi una sfida per me e i miei amici, questo mi è servito molto in un secondo momento proprio perchè mi ha ispirato e formato per la mia carriera di palco.
Nel 1994 approdi alla band di Ligabue. Quale differenza hai trovato tra i Litfiba, e l’ingresso nella nuova realtà di Ligabue? Anche perché se non sbaglio, sei ancora parte integrante della band!
Sì suono tutt’ora con Ligabue, ho registrato tutti gli album e fatto tutti i concerti dal 94 ad oggi. La differenza e’ molto semplice: quando suonavo con i Litfiba ero solo un esecutore ed e’ stato molto importante esserlo, mi è servito molto e mi ha messo di fronte alla necessità di una disciplina che fino ad allora non conoscevo. Con ligabue invece nel 1994 era come tornare con le mie prime band Tribal Noise, Radio City, Mister Tango…ognuno di noi poteva interagire con il proprio stile negli arrangiamenti e nelle canzoni del Liga.
“Trappole” e “Monna Lisa” sono le tue “fatiche” dedicate ad autori italiani che ti stanno più a cuore. “Città in fiamme” al tuo gruppo bolognese Tribal Noise e “iI chiodo” agli Skiantos. Da dove vuoi cominciare per spiegare questo tuo percorso bolognese?
Canzoni Rubate e’ il nome del mio nuovo album, usciraà nei primi mesi del prossimo anno. Tutto nasce da un’idea che ho curato inizialmente con Michael Urbano batterista di grande classe e produttore del mio precedente album “Nero” con lui abbiamo scelto e selezionato una rosa di brani che ci ispiravano ad una nuova veste. Con la prerogrativa che non fossero delle super hits, abbiamo iniziato a lavorare prima su 5 canzoni ma poi mi sono fatto prendere la mano andando alla ricerca di artisti italiani del passato che, spesso, non conoscevo e da 5 brani siamo passati a 10. Ora l’album è composto da 17 brani, i 10 cantati e altri 7 strumentali che fanno da collante.
Quanto accaduto con la pandemia e il lockdown mi ha fatto scattare una molla e il desiderio di fare uscire ogni due mesi un singolo senza pensare troppo al motivo ma sentendo ciò che avertivo intorno.
Il primo e’ stato “il chiodo” in una versione acustica molto cruda, accompagnato da un video realizzato in casa in pieno periodo lockdown con il telefonino. Poi “Monnalisa” con Cimini e “Trappole” con Eugenio Finardi. L’uscita di “Citta’ in fiamme “ è invece legata all’idea di un video che raccontasse le rivolte che ci sono state nel 2020, ritengo che sia la colonna sonora perfetta per quel tipo di immagini.
Il lungo sodalizio musicale con Ligabue non ti ha impedito di cercare (e trovare) la tua dimensione come solista e cantautore. Come mai questa scelta?
Io sono un musicista che ha sempre fatto parte di una band che conponeva brani originali, questo è da sempreil mio stimolo per fare questo lavoro anche per altri, al meglio e con la stessa passione di quando ho iniziato.
So che il tuo rapporto con gli strumenti che usi, è particolare; Fender Stratocaster American, Deluxe White Fender Stratocaster , American Deluxe Natural Gibson, Les Paul Black vintage 1979, Fender Stratocaster vintage 1979, sono strumenti molto importanti. Ci racconti come scegli e sulla base di cosa, i tuoi amati strumenti?
Sono molto appassionato di strumenti vintage negli ultimi anni ne ho recuperati molti anche di italiani. “Nero”, il mio ultimo album, e’ stato registrato totalmente con questi strumenti.
La mia scelta e’ casuale quando ho bisogno di un suono vado alla ricerca di una chitarra e provo finchè non trovo quella giusta; altre volte invece so gia quale chitarra usare per produrre l’esatto suono che ho in testa.
Immagini un Federico senza musica?
Per ora no.
A gennaio esce l’ultimo brano estratto da Canzoni Rubate ossia “Varietà” di Gianni Morandi, con lo stesso Gianni Morandi. Una prova di maturità e un’altra sfida con te stesso?
Sono molto contento di questa collaborazione e voglio ringraziare Gianni che e’ stato veramente gentile nel prestarsi a cantare con me e ad essere presente nel video la canzone. “Varietà” mi e’ sempre piaciuta e la prima volta che la sentii era proprio dal compositore Mario Lavezzi che suonò davanti allo stesso Morandi nel 1990. Perché forse non lo sai ma ho fatto una tournee promozionale proprio di quel l’album.
Per chiudere la nostra intervista, come faccio con gli altri Artisti, ti chiedo come vivi questa situazione particolare del Covid e che speranze intravedi nell’immediato futuro per tutta l’Arte in generale.
Voglio essere ottimista pensando e sperando che finira’ presto così che tra qualche anno possa essere solo un ricordo e, magari, non del tutto negativo.
Grazie per la tua grande disponibilità, anche da parte della redazione di SOund36.
Grazie a te!
Intervista e foto di Alessandro Corona