A propos de Recensioni

Emma Tricca @ Angelo Mai

Scritto da Claudio Donatelli

Si seguono gli indizi, si mettono insieme i pezzi, si segue il cuore, tutto porta ad una serata molto bella e ricca di poesia con Emma Tricca&Co ed il loro St. Peter

Si seguono gli indizi, si mettono insieme i pezzi, si segue il cuore, tutto porta ad una serata molto bella e ricca di poesia. Alla fine degli ’80 ci si innamora follemente di un non suono, di un rumore stridulo, rabbioso, spaventoso, con un sottofondo ritmico incessante, continuo, scarno. I Sonic Youth danno la svolta all’intero panorama musicale rock, nel ’85, si separano dall’ottimo Bob Bert e senza neanche un’audizione prendono come loro batterista il giovanissimo Steve Shelley.  Artista dal tocco magico, grandissimo orecchio musicale. Steve da allora ha fatto tantissimo e raccolto molto, sempre con grande umiltà e tanta curiosità, qualità che lo hanno accompagnato fino in sala di registrazione, alle spalle di una splendida, ispiratissima, fantastica Emma Tricca. Lei di origine abruzzese ma inglese di adozione, autrice, musicista, cantante, che da pochissimo è arrivata a pubblicare il suo personale terzo album “St. Peter”.
Per questa importantissima occasione Emma è stata molto coraggiosa, ha scelto di lavorare al fianco di grandi musicisti, vedi lo stesso Steve alla batteria e l’enorme Jason Victor (Dream Syndicate), chitarra ed altro, che ha anche prodotto il nuovo disco.
Gli indizi ci portano la sera di sabato 16 giugno ’18 all’Angelo Mai, in Roma, locale che tra mille difficoltà riesce sempre a produrre spettacoli molto accattivanti e culturalmente notevoli, inoltre conserva una cortesia in tutte le persone che vi lavorano che difficilmente si trova girando la notte per concerti.
Si attendono gli ultimi ritardatari e così alle 23:15 entra in scena Emma Tricca con Steve alla batteria, Jason alla chitarra elettrica più un gruppo di suoi fedelissimi come Andrea Garbo al basso  in compagnia degli Angeli Andrea Pesce(FISH), Defa, Valerio Vigliar.
La scaletta è nutrita delle nuove canzoni, si inizia soft con Winter, My Dear, per poi salire di forza ed intensità, Julian’s Wings inizia a mostrare la bravura di Mr Shelley nel vestire le melodie di Emma con dei soffici ritmi. Con The Servant’s Room la band si scatena e la versione del disco viene sovvertita, la chitarra di Jason si lancia in solo dilatati che si alternano alle strofe cantate. Emma sembra una sciamana che ammalia e cura con la sua voce, ora ruvida, ora sussurrata, ora vibrata, ora forte, e il suo fingerstyle emoziona l’ascoltatore fino a far arricciare la pelle.
Il set elettro acustico continua denso di ballate folk che dal vivo prendono un sapore nettamente rock, dal deciso accento stravagante, underground, vedi le ultime esperienze di una band come Wilco. Si termina con la bellissima Salt altra perla del nuovo St. Peter. Al termine ritroviamo Emma con tutta la band al bar ed è stato un vero piacere ed onore scambiare sorrisi, abbracci e parole con tutti loro, compreso Steve!
Ancora una volta abbiamo seguito gli indizi del cuore e questi ci hanno stupito nuovamente.

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Claudio Donatelli

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