Interviste

Davide Ferrario

Scritto da Annalisa Nicastro

SOund36 nel suo girovagare alla scoperta di giovani e talentuosi artisti vi propone l’intervista a Davide Ferrario.

Esce in questi giorni “F”, il tuo primo album solista. Bella soddisfazione …
Sì. Sono contento. Purché quando ho iniziato a lavorarci non sapevo nemmeno cosa stavo facendo e che fine avrebbe fatto. Mi sentivo solo un frustrato che si fa il disco in cantina.

Dodici brani composti in un lungo arco temporale. Immagino quindi che raccolga emozioni e immagini molto diverse tra loro. Ci vuoi raccontare come si è sviluppato il tuo lavoro?
E’ certamente un disco eterogeneo, nato in un lasso di tempo molto lungo in cui una persona cambia mille volte e muta moltissimi punti di vista. Ho iniziato a lavorarci dopo lo scioglimento degli Fsc, nel 2007, e mi sono dedicato alla scrittura durante i buchi di tempo che mi ricavavo dal mio lavoro di turnista. Nel contempo giravo per le discografiche e facevo ascoltare il materiale che producevo senza mai ricevere una risposta positiva. Avevo accumulato un sacco di canzoni e di abbozzi. Troppi. Quindi ho deciso di smettere per un po’ e di prendermi del tempo. L’estate scorsa ho realizzato che era il momento di creare qualcosa di finito, più che altro per me stesso, per sigillare un capitolo della mia vita. Ho trovato un’associazione culturale a Padova (Artemisia) che, nella persona della sua presidentessa (Chiara Coltro), mi ha prestato la sede per registrare il disco. Ci ho portato tute le mie macchine e quando mi sono seduto e ho acceso il computer mi sono chiesto perché stavo perdendo tanto tempo per una cosa di cui poi non avrei saputo che fare.
Ovviamente mi sbagliavo. Organizzai un primo concerto e riempìi il teatro. C’era gente dappertutto. Ricordo quel momento con enorme gioia.

Hai avuto la “fortuna” di partecipare a Sanremo. Che ricordo ne serbi? E’ un’esperienza che ti piacerebbe ripetere?
Sanremo, per come l’ho vissuto io, è un enorme carrozzone e tutto sommato può essere decisamente divertente. Passi tutto il tempo a fare interviste e a parlare con gente diversa. Se la vivi bene è una bella esperienza. Nulla a che fare con la musica, sia chiaro. Se la vivi male puoi rimanerci sotto. A noi non è servito a nulla e non credo serva a molto in generale. Mi piacerebbe ripeterlo, sì. Va vissuto con una certa leggerezza. Ho visto gente sparasi in bocca boccette intere di propoli prima di salire sul palco. Questo è ridicolo.

All’epoca eravate un trio ora ti presenti come solista, come mai? Strade che si dividono?
Beh sono stato piuttosto sfortunato con le relazioni umane all’interno di Fsc. La cosa non poteva funzionare e mi era evidente fin dal primo giorno in cui l’ultima formazione ha iniziato ad esistere. Credo di essere una persona con idee ben definite. Se c’è modo che tu mi segua possiamo andare d’accordo. Altrimenti si può rimanere amici, non lavorare assieme. Ovviamente non siamo rimasti amici. E, ti dirò, è un sollievo.

Immagino che tu da grande voglia fare il cantautore ma al momento collabori con altri artisti come chitarrista, due nomi su tutti Battiato e Gianna Nannini. E’ un ruolo che ti sta stretto?
La parola “cantautore” non mi piace. La trovo datata e riporta ad un immaginario visivo che non mi riguarda. Non diresti mai di Damon Albarn che è un cantautore, per intenderci.
Fare il turnista, a differenza di quello che si può pensare, non ha niente a che vedere con l’essere un artista. Sono fermamente convinto di questo, anche se è un concetto che ha una discreta dose di impopolarità. Quando sono sul palco con qualcun altro cerco di dare il massimo che mi è possibile, ma non ritengo di stare facendo dell’arte. Sono il braccio di qualcun altro e basta. Dire che mi sta stretto è porre la questione in termini inesatti. Sono due lavori diversi. Non cerco di essere artista in quel contesto. Non vanno mescolate le due cose. Ovviamente, per reazione, a casa la chitarra non la tocco mai :-).

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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