Interessante come Dalila Spagnolo, vincitrice di Area Sanremo e qui al suo secondo lavoro discografico, si sia da subito autoproclamata la “cantautrice di fragilità” per i suoi testi in cui racconta la crescita personale della singola persona partendo dai timori atavici fino ad arrivare a dei risultati con la consapevolezza dell’importanza di mantenere integra una parte del nostro io bambino. Il titolo del disco si divide i due blocchi portanti: la fame intesa come desiderio di migliorarsi e le scarpe come mezzo per giungere alla meta.
Dopo un “Prelud’io” parlato su una base elettronica, in “Alberi D’Eterno” si entra in suggestivi territori dream pop, dove la voce è ben collocata in scenari strumentali visionari. “L’Erba Voglio” è una traccia che fonde il nu jazz con il cantautorato di matrice nostrana, così come “Superpower” dimostra tutta la versatilità dell’autrice mettendo in vetrina inserti tribali a testimoniare un amore viscerale verso i ritmi africani.
Il cerchio si chiude con “Crisci Figghia Mia”, il cui titolo in dialetto leccese riporta Dalila nel conforto della propria casa, e le cui parole pronunciate da Rachele Andrioli, conterranea della stessa Spagnolo ed eccellente esponente della world music, rappresentano la vita che infonde coraggio alla bambina protagonista dell’intero concept.
La Fame Nelle Scarpe è un album pacato, che vive delle sue ballate intense e che ci manifesta come la sperimentazione non conosca età. Il futuro arride agli audaci.
Dalila Spagnolo – La Fame Nelle Scarpe
E’ un album pacato, che vive delle sue ballate intense e che ci manifesta come la sperimentazione non conosca età.