Recensioni

Coheed And Cambria – Vaxis II: A Window Of The Waking Mind

I ragazzi di New York con questo secondo atto hanno centrato il bersaglio

Prima di tutto è doveroso sapere che tutti gli album dei Coheed And Cambria raccontano parti diverse di una saga chiamata The Amory Wars, i cui due protagonisti principali sono appunto Coheed e Cambria Kilgannon.
Solo il disco The Color Before The Sun del 2015 si discostava dal concept, in quanto era incentrato sulla paternità prossima del leader Claudio Sanchez. Vaxis II: A Window Of The Waking Mind è, come si capisce dal titolo, la prosecuzione di Vaxis – Act I: The Unheavenly Creatures, un lavoro particolarmente ostico, dove la band spingeva abbondantemente sul lato progressive rock, creando trame intricate e difficili da districare. Con questo nuovo disco si ritorna sui propri passi, dando ampio spazio all’accessibilità.
Il quartetto scova il bandolo della matassa fin da subito con brani alternative pop come “Beautiful Losers” e “Comatose”, ma è soprattutto l’indimenticabile accoppiata “Shoulders” e “A Disappearing Act” a farci brillare gli occhi: da una parte abbiamo una traccia che vive di un riff compatto che destruttura l‘alt-rock, con un ritornello che è una vera ciliegina sulla torta. Dall’altra ci troviamo ad ascoltare una perla di modernità costruita su un tempo in levare irresistibile.
La curiosità nell’andare avanti è catturata e catalizzata da una produzione contemporanea che non disdegna l’uso di autotune e tappeti di synth mai fuori luogo (“Love Murder One”, “Blood” e “Bad Man”). A stemperare il climax troviamo ad accoglierci “Our Love”, una ballad struggente che ripercorre le orme di “Always & Never”, uno dei capisaldi di quel capolavoro immenso che risponde al nome di Good Apollo, I’m Burning Star IV, Volume One: From Fear Through The Eyes Of Madness del 2007.
Sul finire c’è un ritorno alle lunghe cavalcate prog (“Ladders Of Supremacy”), ma il minutaggio esasperato non compromette la qualità delle singole composizioni e, pertanto, anche una canzone come “Rise, Naianasha (Cut The Cord)” riesce a mimetizzarsi all’interno di un nugolo di magnifiche creazioni partorite sempre da un gruppo che fa della tecnica il suo cavallo di battaglia principale.
Il disco si chiude degnamente con la titletrack, una traccia suddivisa in sei capitoli, dove scorrono fluide le molteplici influenze musicali della band, in maniera sempre autonoma e mai forzata.
Dopo aver storto un po’ il naso con Vaxis Act I, posso affermare che con questo secondo atto i ragazzi di New York hanno centrato il bersaglio, evolvendo ancora una volta il loro sound e dimostrando che riposare sugli allori non fa parte del loro dna.

Coheed And Cambria
Roadrunner Records

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Giovanni Panebianco

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