Sound&Vision

Bosso 4tet @ Auditorium San Artemio

Scritto da Sara Bonfili

Sono felice di aver ascoltato live uno dei miei dischi preferiti del quartetto di Bosso, che fotografa un momento di rinascita dopo la crisi che tutti noi abbiamo vissuto tra pandemia e confinamenti, un concentrato di sentimenti positivi che la musica sa rendere indelebili.

Ogni concerto di Fabrizio Bosso è un ballo. Che sia in duo, quartetto, quintetto, in formazione anomala con due trombe soliste come quella con il compianto amico Marco Tamburini, con un altro solista (da Mauro Ottolini a Nico Gori), Bosso ha sempre l’aria di divertirsi lasciando all’altro il giusto spazio, con equilibrio e stima reciproca. Che sia la musica di Stevie Wonder, i ritmi di bossa e rumba, che siano gli omaggi agli amati maestri del jazz come Duke Ellington e Dizzy Gillespie, Fabrizio Bosso in concerto offre uno spettacolo divertente ma anche raffinato, grazie alla sua voce inconfondibile e ai riferimenti jazz più tradizionali.
Ed io inizio col commuovermi, e finisco col ballare.
Come nel concerto che si è tenuto il 24 maggio all’Auditorium San Artemio di Treviso, in quartetto con il pianista inglese di origine italiana Julian Oliver Mazzariello, con cui condivide concerti in duo e l’album “Tandem”, il contrabbassista Jacopo Ferrazza e il batterista Nicola Angelucci. Un quartetto rodato da anni, cui a volte si avvicenda al basso Luca Alemanno.
Repertorio del concerto di Treviso sono stati i brani di “We 4”, album composto dopo il confinamento dovuto all’epidemia, uscito come un inno, a firma di tutti e quattro i musicisti, alla condivisione del linguaggio jazzistico, alla gioia della creazione, all’interplay “come stile di vita”.
Il concerto si è aperto con il brano We 4, incipit del disco, mixato con la cover Estudio misterioso in sedici minuti di intensa bellezza. Sono seguiti i vari brani del disco arricchiti da improvvisazioni e variazioni sui temi principali, con una splendida sorpresa finale: Fabrizio Bosso che “emerge dalla platea” per dialogare con i suoi sodali sul palco, lasciando apprezzare in dolby surround il cristallino timbro del suo strumento.
Questo repertorio live sembra proprio perfetto per coinvolgere, poiché presenta ballad romantiche come For Heaven’s Sake, brani più hard bop come Happy Stroll, dal ritmo serrato e dalle dinamiche improvvise, pezzi moderni e commoventi arricchiti dall’elettronica come One Humanity, altri dall’incipit misterioso con risvolti ritmici vivaci e finale sospeso come Bakarak.
Ciò che non sfugge ai frequentatori dei concerti di Fabrizio Bosso, è il divertimento che i musicisti provano nel costruire ogni volta uno spettacolo unico. Non è difficile sentire Mazzariello cantare ed esplodere grandi sorrisi mentre suona, così come Angelucci e Ferrazza, ed è bello vedere le facce di soddisfazione del leader, sempre concentratissimo, nell’approvare le trovate improvvisatorie dei compagni. Un fuoriclasse che si presta a tutte le situazioni, dal duo alla big band, sa essere il musicista di grido che accompagna le esibizioni dei cantanti pop, e dà sempre il suo massimo. Sono felice di aver ascoltato live uno dei miei dischi preferiti del quartetto di Bosso, che fotografa un momento di rinascita dopo la crisi che tutti noi abbiamo vissuto tra pandemia e confinamenti, un concentrato di sentimenti positivi che la musica sa rendere indelebili.

About the author

Sara Bonfili

Sara Bonfili è giornalista pubblicista, videomaker e PhD in Italianistica, mamma di due maschi, innamorata della musica, soprattutto rock e jazz. Ama spezzare la monotonia delle attività quotidiane con mostre, ascolti, letture e tanta curiosità. Naturalmente, per riuscirci, non può che essere ottimista!

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