La sala Vega della Nuvola non è molto affollata. Mi siedo e aspetto. Il Mediterraneo mi attrae da sempre come una calamita, non posso mancare la presentazione del libro dall’accattivante titolo Bazar Mediterraneo.
Arriva lui, Alberto Negri, giornalista di guerra non più di primo pelo ma sempre con il passo e la parlata spigliata. Lo segue il suo presentatore, non lo riconosco subito, la mascherina ci nasconde, poi la toglie per parlare, è Gianni Minoli.
Mi accomodo meglio sulla sedia sono contenta di stare lì.
Voglio sapere se questo Mare è ancora Nostrum.
Il discorso verte subito sulla Turchia e una frase di Erdogan “la democrazia è un tram che si prende e si scende non appena non serve più”.
Ecco, addio al Mare Nostrum.
Alberto passa da uno stato all’altro, da una città all’altra, nomi esotici che farebbero sognare. Ma lui, giornalista di guerra, alza il tappeto e ci ricorda i massacri antichi che hanno procurato ferite non rimarginate e quelli recenti e quelli attuali. Il Mare Nostrum è diventato mare di sangue che lambisce le porte di casa nostra.
C’era stato un tempo fino ai primi del Novecento, un momento di grazia, in cui noi italiani ci muovevamo felici lungo le sponde del Mediterraneo. I nostri architetti costruivano interi quartieri in quei luoghi da mille e una notte. Abitavamo a Tunisi, Beirut, Salonicco, Alessandria, Tangeri, Istanbul e in tante altre città ancora. E formavamo insieme ad altri un puzzle di razze e credi differenti, una multiculturalità incredibile.
Poi il banco è saltato, la decolonizzazione ha portato massacri, poi dittature. La memoria delle atrocità, della colonizzazione prima e decolonizzazione dopo, è ancora molto presente in queste aree.
Questa tragica memoria è stata e continua a essere utilizzata come strumento politico. Un esempio è la Libia degli “italiani brava gente” nata su migliaia di cadaveri della resistenza libica, destinata poi a essere preda di un dittatore.
Gli echi di quella vivace multiculturalità mediterranea sono ormai assopiti. Memorie culturali, storiche e musicali di un mondo oggi silenziato “come se fosse stato steso un velo” dice Alberto.
“La sensazione che questa morte proiettata nel futuro non dà soluzione. È disperante.” si rammarica Gianni Minoli.
“Il discorso della speranza è nelle pagine dei sopravvissuti.” risponde Alberto Negri.
Io al Mare Nostrum ci credo ancora.