L’azzurro è per sua natura un colore ottimista. Un cielo sgombro da nuvole è azzurro, ed è detto anche “sereno”. Sereno è sinonimo di tranquillo, per cui già la parola “azzurro” infonde un senso di serenità e tranquillità.
Per contrasto, azzurro è anche il colore della lontananza. Il cielo è azzurro perché è lontano, ed anche il mare e le montagne viste da lontano sono azzurri, al punto che in lontananza l’uno e le altre si confondono con il cielo. Solo quando ci avviciniamo vediamo il vero colore della montagna alla quale siamo diretti, e ci accorgiamo che la nostra vista ci ha ingannati, e che la montagna ha un colore ben diverso, verde se è boscosa, o anche grigia se è brulla.
Azzurro è anche il titolo di una celebre canzone cantata da Adriano Celentano: una canzone con un titolo ottimista, ma con un contenuto che rasenta il pessimismo, con un sottinteso di lontananza. Il protagonista di questo brano musicale è un uomo che ha visto partire la sua compagna per il mare, mentre lui è dovuto rimanere in città: è quello che accade spesso quando l’uomo deve rimanere a lavorare, mentre la donna parte per le vacanze. L’uomo vede un cielo azzurro, ma è un azzurro inutile e sterile, perché intorno a lui ci sono soltanto case e case; nessuna spiaggia, nessun prato verde, nessun bosco. L’uomo sente la nostalgia per il mare e la montagna, e per la sua compagna, ed è tentato di prendere un treno per raggiungerla: ma qualcosa, non sappiamo cosa, glielo impedisce (“il treno dei desideri nei miei pensieri all’incontrario va”). Sopra la sua testa, sente passare (ma non lo vede, forse perché non alza neanche la testa) beffardo un aeroplano, che lo porterebbe in pochi minuti a destinazione; ma l’aeroplano “se ne va”, con il suo carico di gente che forse va in vacanza, inaccessibile ed imprendibile. Così, il nostro protagonista sperimenta la tristezza della solitudine, e si accontenterebbe (parole sue) anche di un prete per scambiare qualche parola, come accadeva quando era ragazzino e frequentava l’oratorio. Gli rimane soltanto tutto quell’azzurro da guardare, ma può farlo solo alzando la testa e perdendosi nella contemplazione del cielo; non può immergersi in esso, come sarebbe il suo desiderio, ma solo ammirarlo da lontano.
Una canzone è la risultante della collaborazione di almeno tre diversi personaggi: il paroliere, il musicista, l’interprete. In Azzurro parole e musica si combinano in modo perfetto, senza sbavature. E questo perché gli autori delle parole e della musica sono due giganti come Vito Pallavicini e Paolo Conte. Quanto all’interprete, Adriano Celentano è fin troppo conosciuto per ricordarlo: basti dire che Paolo Conte dice di lui che è uno dei pochissimi cantanti italiani che fa capire tutte le parole di una canzone, e questo non è poco.
Su questa canzone recentemente è stato pubblicato dall’editore Donzelli addirittura un libro, scritto da Fabio Canessa. Il libro è suddiviso in cinque capitoli, e ciascuno di questi prende in esame un aspetto della canzone: un commento generale, l’interprete, l’autore del testo, l’autore della musica, la genesi del brano.
Il primo capitolo è preceduto da un’introduzione, nella quale 19 personaggi ben noti del mondo dello spettacolo esprimono il loro parere sul pezzo. C’è addirittura chi lo propone come inno nazionale, al posto del “Canto degli italiani” ovvero Fratelli d’Italia. Non possiamo fare a meno di chiederci dov’è contenuto il richiamo patriottico che allineerebbe questo canto alla Marsigliese o a Dio salvi la regina, ma rispettiamo qualunque opinione. Tutto sommato, non c’è motivo per cui un inno nazionale esalti principalmente la guerra ed i combattimenti, la vittoria e la gloria. Perché non esaltare la bellezza del cielo e del mare, lo spirito pacifico e creativo degli abitanti di una nazione?
Per tornare ad Azzurro ed ai 19 commenti, altri lo considerano nient’altro che una canzone “balneare”, buona ad essere cantata sulle spiagge in modo allegro e disinvolto, ed altri ancora si sbizzarriscono in commenti più o meno filosofici e non sempre di facile comprensione. Tra questi illustri commentatori ci sono personaggi come già detto molto conosciuti e spesso presenti sui nostri schermi televisivi, come Renzo Arbore, Vittorio Sgarbi, Dario Fo, ed il grande pianista Stefano Bollani.
Il primo capitolo continua, in modo più completo, questi commenti. Vengono citate numerose altre canzoni “balneari” di successo, come Luglio di Del Turco e Pinne fucile ed occhiali di Edoardo Vianello. E’ facile sbizzarrirsi su similitudini e differenze. Gli altri capitoli sono un’occasione per parlare degli illustri personaggi autori di testo, musica ed esecuzione, approfondendo molti aspetti noti e meno noti, ed allargando il contesto fino ad includere una numerosa schiera di altri del mestiere, in una rivisitazione ad ampio respiro della musica italiana e di molti dei suoi significati che sfuggono all’ascoltatore superficiale.
Il libro è interessante e godibile, ed offre lo spunto per numerosi approfondimenti, mostrando paralleli e coincidenze particolari con tutto il panorama musicale italiano per un periodo piuttosto lungo, di circa quarant’anni.
Giovanni Vitagliano (1.2.09)
Fabio Canessa
Azzurro. Conte, Celentano, un pomeriggio…
Donzelli
pp.115, €16,00