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Andrea Venerus @ Arena del Mare

Scritto da Mattia Battistelli

Con Venerus è stata magia. Poteva essere sesso ma sono servite carezze. E chi lo trova un fallimento, significa che non ha mai amato

Genova, 4 luglio 2023. Arena del mare, una conchiglia che galleggia nel porto all’ombra dei vecchi magazzini del cotone. Gli ingredienti per cadere, consapevolmente, nell’illusione di una magica musica ci sono tutti. All’apparenza. L’apparenza, demone malvagio dei nostri tempi ricchi di immagini e aridi come i luoghi privi di profondità. Tanto meraviglia l’immagine di uno spazio quanto deprime potersi muovere al suo interno e chiamarlo vuoto.
E forse, Andrea Venerus, deve aver percepito così quello spazio. Circa cinquecento persone e, la sorpresa di iniziare a cantare vestito da operaio del palco, deve essergli stata restituita nell’affettuosissimo gomitolo di persone che si sono strette a lui durante l’iniziale Istruzioni.
La brezza del porto, in quel momento, si è fatta filo caldo e tutti erano pronti a farsi avvolgere dal suo segreto. Che è quello di travestirsi da marinaretta e di giocare con il pubblico con la serietà di una musica che appare leggera ma è fine come i tessuti più pregiati (Non imparo mai, Sola, Il tuo cane) e pregiati sono i suoi musicisti. Che è quello di portare i sensi di chi ascolta tra le atmosfere brasiliane che ricordano i suoni di Hermeto Pascoal e le immagini di innocente allegria de Los Tres Caballeros della Disney (Faresti lo stesso).
Che è quello di accompagnare il suo pubblico in un viaggio psichedelico, sinestetico e irresponsabile come gli sciamani dell’ayahuasca (Resta qui).
E più ci si avvicina alla West Coast più emerge la malinconia solitaria da Death Valley, che viene confermata quando Venerus confessa che tutti abbiamo dei momenti no, ma che si possono superare, e che stare insieme fa bene e fa del bene.
E tutto il resto sono cazzate.
E forse si riesce a capire meglio cosa vive chi poi, in musica, scrive: il solo problema del suo approccio è che non poteva mai avere padroni, l’unica legge l’amore (Pensieri in musica).
E forse si capisce meglio la necessità di chi si diverte, durante un duetto, a simulare una sorta di fellatio e controfellatio.
Piano piano, però, Hermeto Pascoal diventa Gilberto Gil e il desiderio si affloscia un poco.
Nonostante il successivo siparietto da spettacolo in crociera con suoni di ukulele, ingredienti segreti nel vento e vestito da Sailor Moon, la conchiglia che galleggia nel porto non riesce a prendere il largo.
Eppure, i cinquecento, lo chiamano a gran voce e lui rientra, da solo, con la sua chitarra a regalare un fuori programma intimista di tre pezzi. Che tutti cantano più forte di lui.
Poteva essere sesso ma sono servite carezze. E chi lo trova un fallimento, significa che non ha mai amato.
Il Tour prosegue ancora con molte date, non perdetele.

About the author

Mattia Battistelli

Mi chiamo Mattia Battistelli, sono nato a Genova proprio prima degli anni ’90, come tanti. A Genova vivo felicemente, scrivo appena posso e appena posso scappo dai miei abiti da giurista per realizzare progetti di ricerca, possibilmente sotto forma di reportage narrativo, e racconti: mi occupo di margini e bordi e di chi li racconta. Per offrire un punto di vista scomodo e quindi reale. Come la musica.
Tutto ciò che parla del mondo mi agita e tutto questo mi fa muovere.

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