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A Cuore Aperto #1 – Ultime Lettere di Jacopo Ortis

Scritto da Pietro Patrizi

Sono finito completamente a caso su un grande classico della letteratura italiana, il primo vero romanzo epistolare, forse titillato da un possibile scenario in cui butto merda sulla scuola che non mi ha fatto piacere questo capolavoro.

Ugo Foscolo lo abbiamo tutti studiato a scuola, anzi, lo avete, perché io non studiavo mai e infatti non mi ricordo assolutamente nulla. Ma vi spiego il processo per il quale sono finito a leggere Ultime Lettere di Jacopo Ortis.
Ho un metodo scientifico e molto accurato quando devo scegliere quale libro leggere, no, non è assolutamente vero: vado a cazzo di cane.
Non ho neanche momenti specifici in cui leggere particolari generi. Mi lascio trasportare io da quel che leggo, basti pensare che prima di questo ho letto Islampunk di Michael Muhammad Knight, un libro su un gruppo di punkettari musulmani. E ora sono finito completamente a caso su un grande classico della letteratura italiana, il primo vero romanzo epistolare. Guardando per tutte le librerie in casa ho scartato varie possibili letture, come l’Epica per eccellenza dell’Odissea, lo spirito contro natura di Narciso e Boccadoro di Herman Hesse e lo specchio dell’immaginazione di Bradbury quali sono i racconti de Il Pigiama del Gatto. Poteva spuntarla chiunque, ma alla fine ha vinto Jacopo Ortis, forse titillato da un possibile scenario in cui butto merda sulla scuola che non mi ha fatto piacere questo capolavoro. Ma anche questa è utopia, perché appunto, non ricordo nulla né di Foscolo né di Jacopo Ortis. Ma andiamo a questa minchia di recensione che sennò non se ne esce più.
Le Ultime Lettere di Jacopo Ortis parte abbastanza tranquillo in realtà, con Jacopo che scrive ste lettere al suo bff Lorenzo quanto ama Teresa, lei ricambia, ma per colpa degli austriaci che stanno col fiato sul collo della Serenissima, il padre, che viene nominato semplicemente come Signor T, si vede costretto a farla sposare con un nobile, tal ODOARDO (che cazzo vi fumavate) che però lei non ama affatto.
Piccola nota, Il Signor T d’ora in avanti lo chiamerò Mr T e ve lo dovrete immaginare proprio come il membro dell’A-Team perché hahah divertente.
In realtà Mr T vuole un sacco bene a Jacopo e lo tratta come grande amico, ma gli interessi prima di ogni cosa. Teresa va a Odoardo, fanculo Jacopo.
Jacopo è in depressone e sta malissimo, desidera solo Teresa e vorrebbe dedicarle la vita, cosa diventata ora impossibile. Mr T consiglia a Jacopo di partire per soffrire meno sia lui che Teresa, Jacopo accetta e prima di partire si vede con lei un’ultima volta in un appuntamento straziante.
Qui arriva il primo e ultimo bacio tra i due, un bacio che sa delle lacrime di entrambi. E qui arriva il primo vero big mood del romanzo. Jacopo è alle stelle per questo breve momento ed è così felice che potrebbe decidere di morire all’istante, ma l’attimo di euforia viene presto soffiato via da venti di tramontana e tempeste perché Jacopo finalmente realizza che non potrà più vedere la sua amata.
Jacopo parte per un bel tour di sofferenza e depressione per l’Italia accompagnato dal suo fedele scupino Michele, continuando a scrivere al povero Lorenzo che di tutte queste minchiate non ne può chiaramente più tant’è che smette di rispondere alle lettere dell’amico per un bel pezzo. Ah, tra l’altro, Jacopo non ha un lavoro, come farà a mantenersi? Semplice, con i soldi di mammà che intanto è a casa sua a sgobbare.
Comunque.
Jacopo viaggia, scrive di Teresa, di quanto sia sofferenza la vita per gli uomini, di fanculo Napoleone, dei suoi amici famosi, ma c’è un altro sentimento che sale sempre più, quello del suicidio. Ebbene sì, se non l’aveste capito dal titolo del libro Jacopo Ortis alla fine SI AMMAZZA. Ma non ancora, perché prima ammazza per sbaglio uno, torna a casa di Mr T mogio mogio e parla per un’ultima volta a Teresa che non ha mai smesso di amarlo. Lei gli regala un suo ritratto che gli appende al collo (immagino un piccolo ritratto anche se sarebbe divertente immaginare uno Jacopo suicida con un grosso quadro appeso alla cervice) e così lui finalmente si sente in grado di eseguire l’atto ultimo.
Ma ora ancora una piccola chicca che mi ha fatto scoppiare in lacrime: il saluto alla madre a Venezia. Lei guardandolo gli dice «Dunque hai deciso». Ecco, qua, in queste tre parole, c’è tutto l’amore di una madre per un figlio. Poi lei prova a convincerlo a non farlo un’ultima volta, quindi gli dà la sua benedizione.
Jacopo dinque torna ai Colli Euganei, dove c’è Teresa, e nel modo più drammatico possibile si pugnala al cuore.
Conoscete la parola tedesca Schadenfreude? È quel sentimento di goduria nel veder soffrire qualcun altro. Ora, non ho goduto leggendo delle sofferenze di Jacopo, anzi, è stato il libro più straziante che abbia mai letto, però la bellezza della scrittura di Foscolo (e la bravura di Sebastiano Mondadori che l’ha riscritto in italiano moderno) mi ha fatto amare questa lettura. Ho amato leggere dell’amore negato di Jacopo. Non è un po’ Schadenfreude? Magari un pochino sì, dai, concedetemelo.

About the author

Pietro Patrizi

Ciao sono Pietro e mi piace raccontare storie strane.
Per Sprint e Sport e Terzo Tempo faccio il giornalista sportivo e redattore, mentre bla bla bla e ancora bla.
In Quatsch ho trovato il mio angolo di follia.

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