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L’uomo che si gioca il cielo a dadi

Scritto da Annalisa Nicastro

L’uomo che si gioca il cielo a dadi è il titolo del brano con il quale Roberto Vecchioni si presentò nel 1973 al Festival di Sanremo nonché il titolo di un’attenta analisi della poetica del cantautore del giornalista Matteo Orsucci. Ma chi è l’uomo che si gioca il cielo a dadi? È Aldo Vecchioni, padre del cantautore, un uomo, come lo descrive lo stesso cantautore che conduce una vita normalissima dove l’unica evasione è rappresentata dal vizio del gioco. Roberto (Vecchioni) immagina suo padre il giorno della dipartita che trovandosi di fronte a Dio non potrà fare altro che proporgli una partita a dadi perché in fondo tutta la vita è una scommessa che, a prescindere dall’esito, val la pena di essere giocata. Nella poetica di Vecchioni ci si imbatte spesso in Dio. Un Dio che guarda indifferente ciò che accade agli uomini, un Dio con il quale prendersela nei momenti più bui della vita quando non abbiamo più risposte, un Dio che però viene continuamente ricercato in un percorso irto di insidie e di difficoltà quale può essere quello della ricerca del senso dell’esistenza. Questo, secondo Orsucci, Vecchioni fa per se ma anche per tutti i suoi numerosi estimatori che, come lo stesso cantautore ammette, sono sempre stati numerosi a dispetto delle difficoltà che palesemente i suoi testi presentavano. Mai scontati o banali ma ricchi di spunti di riflessione per coloro che si soffermano sulla valenza delle parole.
L’autore analizza anche altre due tematiche presenti nei testi di Vecchioni, le donne e i figli. Le prime amanti, mogli, madri e figlie sono cantate e celebrate in numerose canzoni di Vecchioni, il quale è stato oggetto di critiche ed è tuttora inviso a molte femministe per frasi come – Voglio una donna, donna con la gonna – una provocazione per sottolineare come le donne nella loro ricerca di affermazione stiano percorrendo la stessa via degli uomini, perdendo la loro femminilità.
E infine i figli. Vecchioni ne ha quattro, anch’essi fonte d’ispirazione per il cantautore. Ma Vecchioni è non solo un padre ma anche un insegnante di liceo prima, universitario in seguito, e quindi di “figli” ne ha conosciuti, amati e formati molti nel corso della sua lunga carriera di insegnante. Ruolo che lo stesso Vecchioni afferma non è quello di un surrogato genitoriale o di un amico ma deve essere sempre un modello di coerenza, perché l’unica cosa che conta è l’esempio che diamo e non le parole che diciamo, e di autorevolezza.
Il libro si correda anche di un capitolo dedicato a un altro famoso cantautore come Francesco Guccini e a una canzone che ha dato il la a tutte le successive scuole “cantautorali” italiane, Volare di Domenico Modugno.

Tiziana Cantarelli (17.1.10)

Roberto Vecchioni
L’uomo che si gioca il cielo a dadi
Matteo Orsucci
Aliberti Editore

155 pagine 13.90 euro

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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