Cerimonia del tè, ikebana, samurai, geisha, Akira Kurosawa, Hayao Miyazaki, Yasushi Ynoue, sakè,
haiku, Monte Fuji, sakura e hanami, giardini zen…washlet!
Il washlet compendia ed estrinseca l’essenza recondita della cultura nipponica.
Un oggetto che supera la sua funzione pratica, fino ad assurgere a incarnazione di raffinatezza, armonia,
razionalità, funzionalità, riservatezza, rispetto del prossimo, amore per la natura.
L’Occidentale che gli si approccia è assalito da una congerie di sentimenti tumultuosi, da una pletora di
reazioni contrastanti.
Stupore: l’avveniristica pulsantiera suggerisce funzioni e possibilità inimmaginate, dilata il proprio
ristretto orizzonte.
Perplessità: il contatto rivela un calore insospettato laddove la freddezza regnava sovrana.
Meraviglia: l’ugello con getto idrico modulabile, allocato a 43°, in posizione strategica atta al
raggiungimento millimetrico della parte, allo scopo di eliminare residui indesiderati e garantire nettezza.
Entusiasmo: la possibilità di riprodurre soavi suoni della natura (cascate, onde marine, cinguettii) volti a
dissimulare il rumore molesto che, con varia intensità, inevitabilmente accompagna l’espletamento delle
funzioni fisiologiche dell’individuo.
E in questo atto liberatorio il ricongiungimento dell’uno con il tutto, la materializzazione dell’oltre.
Articolo di Red Sheep
Copertina di Kay Elle