Interviste Sound&Vision

Wallis Bird @ Monk, Intervista/Interview

Scritto da Annalisa Nicastro

“Se io non cambio, niente cambierà […] Quindi quello che ho deciso di fare è di…”

 

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Un’onda di energia senza pari, quella che ha travolto il Monk di Roma domenica 19 febbraio.
Dopo aver intervistato Wallis Bird, in pomeriggio, ci siamo goduti un live che valeva davvero la pena ascoltare. In apertura il tastierista, violinista e cantante Sam Vance-Law, accompagnato dalla polistrumentista Emma Davis e dal chitarrista e clarinettista Aidan Gorman, i componenti della band di Wallis. Un intro piacevole al quale ha preso parte, sul finale, la stessa Wallis Bird alle percussioni e ai cori, sfoggiando un paio di bei baffi finti.
Il mood del resto della serata si preannuncia così, ironico e coinvolgente, fuori dall’ordinario.
Wallis ha aperto le danze con “Love”, tratta da “Home”, l’ultimo album. Una corda della sua chitarra è saltata quasi subito, ha cercato di sistemarla senza fermarsi, ne ha riso con il pubblico e con la sua band, poi l’ha passata ad un tecnico ed ha continuato.
E’ una vera forza, tiene il palco con la naturalezza disarmante di chi è nell’unico posto dove dovrebbe essere, cerca empatia con il pubblico e la trova da subito, senza fatica.
Difficile parlare di momenti più alti di un live mai calante. Wallis passa dalla chitarra elettrica all’acustica al piano, poi il tamburello, ma strumenti a parte tutto in lei è musica, ha un ritmo incalzante che viene da dentro, un’energia che non si placa, neanche quando, a live inoltrato, comincia ad essere provata e si asciuga il sudore con un braccio.
Ai brani del neonato “Home”, si alternano quelli tratti dalla sua ormai decennale carriera “Odom”, “Control”, la bellissima “Circle” tratta dall’album Spoons e la dolce “Season” al piano, e ancora “I Can Be Your Man”, “Change”, “That leads the way”, “Fantasy”, “To My Bones”.
Per il bis la band torna sul palco con delle lattine di birra, regalandone una ad una spettatrice che, nel pubblico, riesce a tenere per più tempo una nota.
A chiudere il concerto una intensissima, emozionante versione a cappella di “In Dictum” brano storico del 2012.

Intervista di Annalisa Nicastro/Paola Varricchio
Articolo di Paola Varricchio
Foto: Bruno Pek Pecchioli

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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