I rossi… eh già non sono quelli dell’uovo… ma una categoria a parte.
Da piccola nel quartiere ci stavo solo io e altre due ragazze con i capelli rossi. Eravamo viste con sospetto, delle persone particolari che non rientravano nella sfera sentimentale, nel prototipo di fascino standard. Ci stavano le bionde e le more ma le rosse… non le considerava nessuno. Su di noi aleggiava un senso di mistero, eravamo quasi delle aliene e non è stato facile farsi largo come canone di bellezza da adolescente.
Crescendo, il rosso è andato di moda ma diciamocelo abbiamo sempre suscitato curiosità, neanche fossimo un esperimento di Mary Shelley (quasi quasi preferirei essere un esperimento di Doctor “Frankistin” di Frankestein junior).
Gli svantaggi di essere redheaded sono sempre stati che se combinavo qualcosa (e se la combino pure adesso) mi riconoscevano subito e non potevo negare; per non parlare della carnagione da fantasma (sebbene l’appellativo non mi dispiaccia): ero fosforescente al mare, potevano usarmi come segnale effetto faro nella notte. Venivo continuamente chiamata Candy Candy, Pelìn, Peldicarota o peggio Strega. Si perché capitava anche di andare in giro e la gente diceva “tu roscia” o, odiosamente, “roscia malpelo spruzza veleno”. Già roscia mi infastidiva, “roscia malefica”. Eh già perché anche nel XX secolo venivano ancora considerate “Streghe” e “fattucchiere”. A volte penso davvero che se fossi nata durante la persecuzione del Medioevo mi avrebbero subito affogato (ma io sarei resuscitata, ero una strega no?).
C’era anche chi era rossofobo per principio. Il padre di una mia amica odiava le persone come me, senza motivo. L’ho vissuto come una brutta discriminazione dovuta ad una grande ignoranza. Mi piacerebbe rincontrare quelle persone che avevano a quel tempo questi pregiudizi. Saranno tutte canute e io… no! Sì perché noi “rossi” abbiamo il vantaggio di imbiancarci più tardi rispetto alla media.
Poi, non so perché, nell’immaginario comune le persone con i capelli rossi sono spesso associate al latex nero, alla frusta, alla passione e alla trasgressione. E poi dobbiamo essere per forza “testarde e cocciute”. Ci lasciate essere quello che siamo senza avere etichette please? Posso mettermi il pigiamone e i calzettoni e sentirmi libera di essere “accondiscendente” se lo desidero… e basta??
Mi ritrovo molto nelle parole di Paolo Guzzanti “roscio come me” che ha raccontato le discriminazioni subite quando era piccolo nell’articolo “La piccola tribù dei Rossi”. Quasi fossimo una razza a parte. Adesso le cose sono cambiate per fortuna: molte donne si tingono di rosso perché è un colore raro e affascinante, ma essere rossi è una caratteristica genetica, sei rosso dentro, ci nasci, non ti puoi solo colorare i capelli per essere redheaded. Inoltre Io sviluppo una certa affinità con le persone rosse come me, un affetto fraterno a prima vista, un riconoscere di far parte di una sorte di comunità e di avere le stesse caratteristiche e problematiche.
Adesso vivo questa condizione con fierezza, come un tratto distintivo. Sono rossa solare come al tramonto con allegria e la gente mi riconosce sempre; si ricorda di me anche se sono passati 40 anni e ciò mi fa molto piacere. Anche con la mascherina sanno chi sono!
Insomma ora siamo una tribù, non più due o tre e vi invaderemo, ve ne dovete fare una ragione. Se non vi sta bene vorrà dire che tireremo fuori i nostri superpoteri medievali. Vi abbiamo avvertito! 😉
The importance of being redheaded
Tremate, tremate, le streghe son tornate