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Stai bene – Le parole per dirlo

Scritto da Stefania Pucci

“Stai bene”. C’è tutto un mondo dentro queste parole

“Stai bene”. Questo mi dici ogni volta che ci salutiamo. “Stai bene”. C’è tutto un mondo dentro queste parole, c’è il sentimento che provi per me, c’è il bisogno di vedermi felice, l’urgenza di sapermi protetta, di sapermi al riparo dalle asperità della vita, l’affetto, profondo, totale e totalizzante che ci ha colti in un momento in cui mai ci saremmo aspettati questo.
C’è la complicità di “quel film che devi assolutamente vedere” di “quel fotografo che ti devo assolutamente far conoscere”, l’infinito stupore di parlare la stessa lingua, di rispondere alle stesse sollecitazioni, di immaginare il mondo con gli stessi colori. C’è l’ironia sottile che divide il tuo bisogno maniacale di ordine dal mio caos destrutturato e vagamente organizzato. Ci sono le nostre differenze, la tua capacità di estraniarti e dare spazio solo a te stesso e la mia totale impossibilità di chiudere il mondo fuori dalla porta.
Ci sono le distanze, quelle ore, giorni, a volte mesi in cui io sono solo un’aggiunta fastidiosa e ingombrante a una vita già piena. Quei giorni e quelle ore in cui la terra si muove sotto i miei piedi e mi ritrovo, agghiacciata e tremante, ad affrontare il terrore più atavico. L’abbandono. Il tuo abbandono.
Ci sono i tuoi ritorni, il sorriso sghembo di chi sa che per l’ennesima volta ha ferito e che per l’ennesima volta verrà perdonato. C’è la tua rabbia, assoluta e totale, c’è il coltello nascosto nelle tue parole, pronto a ferirmi quando senti il bisogno di allontanarmi.
C’è la mia paura, la mia costante incapacità di sentirmi all’altezza, il mio infinito bisogno di certezze, la mia fame di rassicurazioni. C’è quella bambina difficilmente amata, che si nutre del suo inconscio bisogno di distruggere e ricostruire, in un ciclo continuo sfiancante che riscrive un gioco perverso e lo fa diventare esperienza di vita.
C’è il sesso, quell’isola in continuo movimento nella quale ritroviamo e conosciamo noi stessi e con la quale rinnoviamo ogni volta le nostre promesse. Ci sono le acque profonde dei nostri desideri più reconditi e l’urgente violenza con la quale esse rompono gli argini ogni volta in cui permettiamo loro di farlo.
C’è un “noi” in quello “stai bene”, tanto più vero quanto più inespresso, c’è quel frammento di vita che abbiamo costruito svestendoci dei nostri panni e indossando quelli dell’altro.
C’è tutto un mondo in quello “stai bene”, quello che abbiamo costruito e del quale non possiamo, e vogliamo, più disfarci.
E allora “stai bene” amico mio. Io sto bene.

Foto di copertina: Stefania Pucci

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Stefania Pucci

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