Non credete che sarebbe bello riuscire a evadere dalla gabbia dei dogmi?
Scrive Emanuele Trevi nel suo libro “Due Vite” vincitore del Premio Strega: “Noi pensiamo di essere infelici per qualche motivo, e non ci rendiamo conto che è proprio l’infelicità a produrre continuamente un suo teatro di cause che in realtà sono solo le sue maschere, e buona parte della nostra vita – speriamo non tutta! – trascorre alle prese con problemi apparenti: sentimentali, creativi, economici…”
E’ difficile trovare in letteratura una disamina così netta e sintetica dell’infelicità e, per contrasto, della felicità.
Leggerla mi ha riportato alla mente il film “Perfect Days” di Wim Wenders che illustra la felicità di un’esistenza che molti di noi riterrebbero tragica solo a sentirla descritta. Forse non tanto per l’esperienza in sé di quel genere di vita (un uomo che vive da solo ed il cui mestiere è pulire i bagni pubblici) ma per la percezione, per il vissuto collettivo, che tale esistenza devono “necessariamente” incutere.
Non credete che sarebbe bello riuscire a evadere dalla gabbia dei dogmi secondo cui la felicità è quanto si ottiene dall’applicazione di una ricetta, per approdare alla terra promessa della felicità che ci attende ogni giorno e che non riusciamo a cogliere?