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PFM live at Teatro Augusteo – Napoli

PFM_Teatro_Augusteo_Napoli
Scritto da Annalisa Nicastro

Un concerto come pochi di una band come poche, che riesce a trascinare, ad emozionare, a stupire come se il tempo non avesse avuto su di essa il benchè minimo effetto. Memorabile!

Premiata Forneria Marconi live Napoli (19/04/2011)

A pochi passi da casa, una leggenda del prog, della musica italiana, al loro secondo concerto partenopeo nel giro di pochi mesi. Stavolta non potevo farmeli scappare. Dopo aver controllato un’infinità di volte che i biglietti fossero al sicuro, metto su una giacca (la serata era meravigliosa) e scendo.
PFM_Teatro_Augusteo_NapoliLa compagnia perfetta, qualche risata mentre si cammina ed eccoci davanti al Teatro Augusteo. La piccola piazza Duca d’Aosta è gremita di gente di tutte le età, dai fan brizzolati a studenti universitari e a qualche ragazzino…un vero piacere guardarsi intorno!
Muovendo qualche passo verso l’entrata, scorgo tra la folla variopinta la figura (immancabile, pare, se si tratta di prog in quel di Napoli) di Lino Vairetti, voce degli Osanna, un vero guest d’eccezione!
Immancabile, purtroppo, anche qualche piccolo problema organizzativo relativo ai posti a sedere ma, nonostante le difficoltà, conquistiamo (forti con i nostri amati biglietti) due poltroncine rosse in galleria.
Dagli altoparlanti, una cordiale voce femminile invita tutti i presenti a prendere posto: “Lo spettacolo sta per iniziare”.
Sento nell’aria, nel vociare ansioso del numeroso pubblico (il teatro è ora completamente pieno), un gran fermento, la voglia di sentire della vera musica in mezzo a troppa “immondizia musicale” (non me ne voglia Battiato per questa citazione). Le luci si spengono e Napoli mostra tutto il calore di cui è capace non appena i musicisti compaiono sul palco. L’applauso è lungo, molti sono già in piedi. Franz Di Cioccio (in splendida forma e con una mise da vero rocker!) prende il microfono e dopo i ringraziamenti per la calorosa accoglienza, illustra quel che andranno a suonare di lì a breve.
Il concerto viene diviso in due parti. Una prima in cui rivivono i pezzi de La Buona Novella (di recente reincisa col titolo “A.D. 2010 – La buona novella”), album di Fabrizio De Andrè del 1970, al quale collaborarono, all’epoca, Franz Di Cioccio e Franco Mussida con I Quelli.
La seconda parte è invece una sorta di medley dei loro pezzi più celebri e alcuni successi di Faber.
PFM napoli
Fin dalle prime note è chiaro che nulla è cambiato negli anni per questi artisti senza né tempo né età. La prima parte, sulle note del disco più controverso di De Andrè, composto negli anni della contestazione studentesca e pregno di un messaggio tutt’altro che banale, è a dir poco commovente. L’apice è senza dubbio raggiunto con pezzi come L’Infanzia di Maria, Maria Nella Bottega del Falegname e Il Testamento di Tito, attaccato così come fu eseguito da Faber nel suo ultimo concerto, nel lontano 1998.
Per la seconda parte (sono sempre più sbalordita!), i sei “irriducibili” non hanno bisogno nemmeno di una pausa!
Franz Di Cioccio tira fuori dalle sue tasche, come dal cilindro di un illusionista, tutto quello che gli serve per sorprenderci, effetti di ogni genere e dietro la schiena, ben due paia di bacchette, sue fedeli compagne per quando si dilegua dal microfono per sbucare alla batteria e far sfoggio della sua bravura.
Dopo una splendida Out Of the Roundabout, il pubblico scoppia in un felice boato, riconoscendo le prime note della dolce La Carrozza di Hans, che qualcuno aveva reclamato proprio all’inizio del concerto.
Lucio Fabbri imbraccia il suo magico violino e come d’incanto partono le note de Il Pescatore.
È meraviglioso, il teatro ormai, canta ogni singola strofa. Poi la batteria di Roberto Gualdi scandisce il tempo, Di Cioccio ordina a tutti di battere le mani e, dopo un omaggio al compianto maestro Mario Monicelli, al grido di “Branca, Branca, Branca…Leon, Leon, Leon!”, ecco che prende vita la trascinante Volta la Carta, che con il suo carattere tipicamente folk, coinvolge tutti in un allegro delirio.
Ed eccoci alla solita finta…una piccola fuga dietro le quinte. Gli artisti, si sa, sono vanitosi, vogliono sentirsi desiderati, allora ecco che il teatro si unisce in una voce, reclamando “il meglio” (perché quello di prima non c’era bastato).
Con i nostri di nuovo sul palco, qualcuno grida: Impressioni di Settembre!! Di Cioccio fa un sorriso, e il momento più atteso della serata non delude minimamente.
La voce immutabile di Franco Mussida regala sempre quel brivido inspiegabile…
“e leggero, il mio pensiero vola e va…ho quasi paura che si perda…”
Ora, immaginate una chitarra elettrica. Poi immaginate che il chitarrista in questione decida di suonarla a mo’ di violino. Ecco l’impressione che ho avuto quando Fabbri suonava sulla vivacissima È Festa, prima di notare un jack che collegava quel suo “diabolico” strumento ad un wah-wah.
Sulle note di Celebration il concerto vede la sua fine.
Il pubblico, ormai, è da tempo sotto il palco, come se non si sentisse più in teatro, bensì in uno stadio, in fibrillazione, nel disperato tentativo di avvicinarsi il più possibile ai proprio idoli.
Da segnalare la performance eccezionale del bassista Patrick Djivas, che mi ha regalato il suono di basso più bello mai ascoltato finora.
Franz Di Cioccio saltellava e correva sul palco senza sosta, da far invidia a parecchi suoi colleghi (più giovani ma non per questo più energici), insomma, un vero istrione.
Un concerto come pochi di una band come poche, che riesce a trascinare, ad emozionare, a stupire come se il tempo non avesse avuto su di essa il benchè minimo effetto. Memorabile.

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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