Il treno. Nei miei primi 30 anni di vita, una volta l’anno, eccezionalmente due, d’estate e per le vacanze di Natale, ho viaggiato verso Nord. Un viaggio verso la libertà dei prati valdostani, verso le infinite letture di Topolino e dei romanzi per ragazzi che i miei genitori compravano nella cartoleria del paese. Poi divenne il viaggio verso le camminate in alta quota, dei flirt e dello sci estivo.
Ora, nei mei secondi trent’anni di vita, viaggio su un’altra linea, almeno una volta al mese.
Mi stressava, qualche anno fa…
Adesso, invece, sono due ore e quaranta di un tempo tutto mio. Un tempo che non è né qui, nel piccolo centro umbro dove vivo e lavoro, né lì, nella capitale dove vado a trovare mia madre.
Un tempo di stasi nel quale finalmente ho imparato a stare. Forse è un tempo più congeniale per la mia età. Un tempo in cui i pensieri, liberi dalle strette morse delle responsabilità del passato, diventano più saggi, gratificanti e dolcemente cominciano a danzare nella mente.
In questo treno, serpentone rumoroso ma ormai amico, si fanno conoscenze e si stringono alleanze. Come quella volta che il treno si è guastato a Terni, così con altre tre signore rimaste appiedate, ho diviso le spese di un taxi per poter arrivare Roma in tempo.
Ringrazio il treno amico che mi accompagna ormai da anni.
Il tempo del treno
Viaggio in treno da quasi 30 anni sulla stessa linea, almeno una volta al mese. Mi stressava, qualche anno fa… adesso, invece, sono due ore e quaranta di un tempo tutto mio