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Le guerra delle renne

Scritto da Laura Passeri

Imparammo a nostre spese che se consumi più di quello che la natura riesce a donare, scoppia la guerra ma poi quello che pensi di conquistare, altro non è che deserto. 

Mare di Bering. Il solo nome evoca immagini maestose e potenti. Acque freddissime e buie, sferzate da venti implacabili e attraversate da iceberg imponenti. Onde altissime di tempesta che minacciano il veliero di James Cook, la Gjøa di Roald Amundsen e le imbarcazioni di tutti gli intrepidi navigatori che portarono all’apertura del Passaggio a Nord-Ovest.
In questo mare a 60° 24’ 31’’ Nord e 172° 43’ 12’ Est, poco sotto il circolo polare artico, tra la Siberia e l’Alaska c’è un’isola lunga e stretta, l’isola di Saint Matthew. 54 x 6 km di colline scoscese e dirupi che si affacciano sull’immenso oceano. In alcuni periodi dell’anno il buio può durare anche più di 20 ore e la temperatura media annuale è sotto lo zero. Le precipitazioni atmosferiche sono rare e se cade qualcosa dal cielo, è neve. Non ci sono alberi ma solo licheni, erbe e arbusti. Foche, uccelli e la bellissima e altezzosa volpe bianca la abitano. Un paradiso! E in quel paradiso arrivammo nel 1944. Eravamo in ventinove. Ventinove magnifiche renne portate lì dagli umani, specie alla quale appartenevano anche Cook e Amundsen che ho già citato all’inizio di questa storia. 
In particolare gli umani che ci portarono sull’isola si chiamavano Guardia Costiera degli Stati Uniti. Ho sentito dire che erano lì, gli umani, per questioni di guerra. L’isola Saint Matthew era un avamposto, una posizione strategica per controllare che al nemico non venisse in mente di passare da quelle parti. Ci portarono sull’isola per questioni di cibo. Noi eravamo cibo. Ma eravamo in paradiso e avevamo a disposizione tutti i licheni che volevamo. Ci si poteva stare. La guerra, quella degli umani finì poco dopo. La Guardia Costiera degli Stati Uniti andò via e ci lasciò lì. 
Libere, senza né lupi, né orsi, né umani, senza nessun rischio che potessimo diventare cibo per qualcun altro e con tutto il cibo che volevamo a nostra disposizione. Non ci curammo di nulla se non di mangiare. In pochi anni eravamo diventate migliaia. I licheni non bastavano più. 
Era finita la guerra degli umani (una delle tante in realtà), ma stava iniziando la nostra guerra. Sempre si fa la guerra per questioni di cibo! I conflitti interni portarono i più prepotenti a cercare di accaparrarsi i pochi licheni rimasti. Le altre renne malnutrite e stanche non riuscivano a riprodursi e morivano di stenti. Imparammo a nostre spese che se consumi più di quello che la natura riesce a donare, scoppia la guerra ma poi quello che pensi di conquistare, altro non è che deserto. 
Ora sono rimasta sola su quest’isola. Quando qualcuno verrà qui, i licheni ritorneranno forse, ma di noi non troverà altro che gli scheletri e le maestose corna. 
Vi prego, smettete di mangiare tutti i vostri licheni!

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Laura Passeri

Questa sono io, parole fantasia e scienza

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