Sound&Vision

Fred Hersch @ Treviso Suona Jazz Festival

Scritto da Sara Bonfili

Una “leggenda vivente”, ascoltata al Treviso Suona Jazz Festival 2024

Fred Hersch è uno dei maestri contemporanei del jazz più conosciuti e premiati, si è esibito nei club e festival di tutto il mondo, ha avuto l’onore di suonare con Joe Henderson, Charlie Haden, Stan Getz e Bill Frisell, Joe Lovano, Enrico Rava, solo per citarne alcuni. È stato definito dalla rivista Vanity Fair “il pianista più sorprendentemente innovativo dell’ultimo decennio” e dal The New Yorker una leggenda vivente”, con molti riconoscimenti assegnati e diciassette nomination ai Grammy.
Il pianista di Cincinnati è un leader e un insegnante che ha avuto tra i suoi discepoli Brad Mehldau, Sullivan Fortner, Dan Tepfer. Al Treviso Suona Jazz Festival, lo scorso 25 maggio, si è esibito con il suo trio statunitense (Drew Grass al contrabbasso e Joey Baron alla batteria) al teatro comunale Mario del Monaco nel sabato clou della kermesse.
Fred Hersch è molto noto anche per l’immaginifica abilità compositiva, la capacità di oltrepassare le barriere tra jazz e classica, ma anche una scrittura notturna e melancolica di piano solo – vedasi il nuovo disco registrato nel maggio 2023, Auditorio Stelio Molo RSI, per l’etichetta ECM, dal titolo “Silent, Listening”.
Invece in questo concerto si è espresso in un jazz, per così dire, classico e apprezzabile da tutti: raffinate interpretazioni di standards, molto romanticismo “billevansiano”, con una sezione ritmica in grado di costruire uno swing stupefacente. Anche qualche brano originale, come Akrasia, presente nell’ultimo disco, dedicato a quelle attività un po’ autolesionistiche – ha spiegato Hersch in concerto – a cui però non si sa dir di no.
Un’unione magica di tecnica, sentimento, originalità e pathos: nessun eccesso, nessun protagonismo, molta espressività in un linguaggio assolutamente personale. Quello che un ascoltatore nota, di Fred Hersch, è la sua innata, indiscutibile, classe di grande musicista, ancora prima dell’impeccabile tecnica e della capacità di rendere moderno un linguaggio che ha salde radici nel jazz degli anni Cinquanta. Una sezione ritmica perfetta, con entrambi compositori e leader di altri gruppi, esperienze anche nei conservatori europei, collaborazioni con i più grandi musicisti contemporanei, compresi Al Jarreau, David Bowie e Michael Jackson.
Yoey Baron travolgente e ma mai eccessivo, ha deliziato il pubblico con dei solo originali e fantasiosi (tutti i mezzi sulla pelle dei tamburi, gomiti, dita e spazzole a go-go) ed ha rappresentato il miglior tappeto sonoro un po’ “old-fashioned” per la melodia di Hersch.
Fred Hersch ha anche scritto un memoir, “Best Things Happen Slowly” che fotografa evidentemente la sua filosofia di vita dopo la esperienze – anche tragiche – che lo hanno colpito, come l’hiv e il coma farmacologico da cui, ironicamente ha tratto un’opera teatrale “My Coma Dreams,” una pièce per musicisti e voci narranti. Una lettura che andrebbe fatta per comprendere al meglio l’uomo dietro l’artista. La sua vita è stata narrata da un documentario premiato al Full Frame Film Festival in 2016, The Ballad of Fred Hersch.
Sul serio, una “leggenda vivente”, ascoltata al Treviso Suona Jazz Festival 2024.

 

About the author

Sara Bonfili

Sara Bonfili è giornalista pubblicista, videomaker e PhD in Italianistica, mamma di due maschi, innamorata della musica, soprattutto rock e jazz. Ama spezzare la monotonia delle attività quotidiane con mostre, ascolti, letture e tanta curiosità. Naturalmente, per riuscirci, non può che essere ottimista!

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