In occasione dell’uscita del secondo album della cantautrice salentina (Vincitrice del premio De Andrè e di due premi Musicultura) e che vanta le collaborazioni di Cristiano De Andrè e di Pacifico, SOund36 l’ha incontrata per un’intervista!
Francesca, come e quando la musica è entrata nella tua vita?
Già a 9 anni ho iniziato le lezioni di piano, poi ho continuato al conservatorio. A 12 ho ascoltato per la prima volta i Beatles e son rimasta folgorata! E due anni dopo avevo la mia prima band con cui suonavo alle feste di amici e in qualche localino.
Il tuo nuovo album (ndr. Lo Specchio) è un lavoro tutto al femminile…ci racconti questa scelta?
Ho studiato all’università in Romagna, dove ancora vivo, e ho notato che anche qui l’idea che si ha della donna è ancora basata su un maschilismo atavico.
La donna stessa avalla questo sistema, ignara di esserne vittima e fautrice. Così ho voluto cercare nella nostra storia e letteratura, attraverso alcuni personaggi e storie femminili, la spiegazione del perchè siamo ancora a questo punto…
Parlaci dei tuoi testi: come nascono? Ti avvali di altre collaborazioni per scriverli?
I miei testi nascono quasi sempre insieme alla musica. Scrivo contemporaneamente le due cose e sotto ispirazione. Se non sono ispirata, non posso scrivere, perciò a volte trascorrono anche i mesi senza che io faccia niente.
Non so spiegare come e perchè, ad un certo punto, mi arrivi l’ipirazione, è come se mi prendesse una specie di crisi d’astinenza e sento che devo sedermi, chiudermi nella mia camera, e scrivere una canzone.
Normalmente, soprattutto per la musica, scrivo tutto da sola; a volte, come nei casi di De Andrè, Pacifico, Graziani, etc. capita che collabori con altri autori alla scrittura di un testo, ma questo avviene solo in modo casuale o spontaneo, mai a tavolino.
Cosa vuol dire per te oggi fare musica d’autore?
E’ molto difficile oggi fare il cantautore, la gente ancora si aspetta da te che tu assomigli ai “classici”, cioè ai grandi cantautori che hanno segnato la storia della musica italiana negli anni ’70.
Sono convinta che il nuovo cantautorato italiano invece debba basarsi su altre modalità, le musiche non possono più essere quelle di un tempo, si può essere cantautori anche facendo del punk o del pop, basta scrivere bene nel proprio genere, sia testi che musiche. Insomma, oggi non siamo nel ’68 o nel ’78, non ha più senso fare canzoni vecchio stampo, perchè per sfortuna o fortuna..non so…in piazza non scende più nessuno a fare la rivoluzione; dobbiamo usare e osare nuovi modi senza paura di non essere riconosciuti per quel che siamo!
Cosa rappresenta il momento del live per te?
Insieme alla scrittura e registrazione delle canzoni è l’unico momento vero di musica, visto che le case discografiche italiane e le radio propongono un mondo musicale troppo spesso fittizio e plastificato.